Oltre 600mila interventi chirurgici rimandati per il Covid
Interventi rimandati e prestazioni sanitarie saltate. L’attività programmata è diminuita dell’80%. Tutto, ovviamente, a causa del Covid-19: da una parte delle restrizioni degli ospedali e l’attività ridotta dei reparti, dall’altra dal comprensibile (ma talvolta controproducente) temporeggiamento dei pazienti. Dall’ultimo congresso nazionale della Società italiana di chirurgia a Catania è uscito un numero impressionante: nell’ultimo anno e mezzo, in particolare nel primo periodo – il più duro, quello segnato dal lockdown totale – sono saltati oltre 400mila interventi.
«Il congresso arriva in un periodo in cui il Sistema Sanitario Nazionale si trova ad affrontare, tra gli altri temi, l’impatto del Covid sulle attività chirurgiche» ha spiegato Francesco Basile, Direttore di Clinica chirurgica del Policlinico di Catania e presidente della Società Italiana di Chirurgia. «Abbiamo avuto un anno e mezzo molto difficile, soprattutto nel primo periodo con oltre 400mila interventi saltati per l’attività ridotta negli ospedali a causa del Covid. Adesso abbiamo ripreso a svolgere la normale attività, ma le liste di attesa si sono allungate e abbiamo bisogno di trovare delle soluzioni per poter garantire in tempi brevi l’intervento chirurgico ad ogni paziente». Pochi giorni fa lo stesso Basile era tornato sul punto: i 4/500 mila interventi saltati citati nel corso del congresso sono solo quelli di chirurgia generale: «In totale, per tutte le specialità chirurgiche, siamo a più di un milione di operazioni rinviate».
I numeri, stando invece alle parole del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, sarebbero ancora più preoccupanti: gli interventi non effettuati sarebbero 600mila fra 2020 e prima parte del 2021. E a essere rinviati sono stati anche interventi per patologie gravi come quelle oncologiche o i trapianti. «Il ministero della Salute – ha ricordato in un intervento lunedì 27 settembre a Radio24 – ha già fatto un piano e immesso 700 milioni di euro lo scorso anno per far fronte a questo accumulo di prestazioni: si insedierà a brevissimo un piano per fare una programmazione e nuove risorse andranno immesse. Ma non è un problema solo italiano: ci sono oltre 25 milioni di interventi chirurgici saltati solo nei primi tre mesi di pandemia nel mondo. È un problema di ricoveri, ma anche di prevenzione, di diagnosi precoci. Servirà un piano Marshall straordinario, ma la cosa importante è andare avanti con le vaccinazioni».
Quali sono le soluzioni, oltre ai fondi stanziati dal ministero? Assumere chirurghi a tempo determinato per poter rispondere ai bisogni senza trascurare il lavoro quotidiano, suggeriva Basile, e potenziare la diagnostica sul territorio: «Molti pazienti non si sono recati in ospedale per paura e gli esami sono slittati – aveva spiegato Basile – ci siamo trovati di fronte persone con situazioni oncologiche avanzate e spesso inoperabili. Dobbiamo aumentare le possibilità diagnostiche sul territorio per evitare che le malattie si aggravino».
Stando all’ultimo rapporto di Salutequità in oncologia sono saltati otto interventi su dieci programmati. Le sedute di radioterapia si sono ridotte del 15% e del 10% quelle di chemioterapia. In ambito cardiovascolare si è assistito al 20% in meno di impianti di defibrillatore, pacemaker e operazione al cuore di alto impatto. Ai controlli non è andata meglio: secondo il XXIII Rapporto Pit salute di Cittadinanzattiva, ad esempio, solo nei primi 5 mesi del 2020 in Italia sono stati eseguiti circa un milione e 400mila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, e sono state più che dimezzate le diagnosi oncologiche, mentre il 70% dei pazienti ha rinunciato alla riabilitazione. La situazione è solo di poco migliorata nei mesi seguenti, specie nell’autunno-inverno successivo, fra stop and go delle zone a colori.
Le malattie endocrine, ad esempio, sono tra le patologie maggiormente dimenticate a causa della pandemia. Secondo l’Associazione Medici Endocrinologi (Ame-Ets), dal mese di marzo 2020 ad oggi, le visite endocrinologiche si sono ridotte di almeno il 50%, con punte del 70% e 80% in alcune regioni. «Al fine di assicurare il contenimento della diffusione del Covid-19, sono state sospese visite mediche ed attività non urgenti, ma sicuramente non meno importanti, quali quelle riguardanti l’obesità, i tumori benigni dell’ipofisi o la sindrome di Cushing, per citarne solo alcune» spiega a VanityFair Franco Grimaldi, Presidente Ame. In parte, afferma Grimaldi, si è sopperito alla sospensione e ai ritardi con l’utilizzo della telemedicina, tramite scambio di email e con visite a distanza effettuate con smartphone o pc. Una novità che ha condotto a risultati interessanti ma che ha contribuito a creare un’Italia a diverse velocità in relazione alle risorse disponibili e con discriminazioni trasversali, legate alle fasce d’età poco avvezze all’utilizzo della tecnologia ed agli strati sociali più bassi, e questo potrebbe avere ricadute sulla salute futura dei pazienti endocrino-metabolici.
Qualche numero? Nel Lazio, ad esempio, sono saltate un milione e 700mila prestazioni, in Lombardia l’arretrato è di quattro milioni di visite, in Toscana i soli interventi chirurgici annullati sono stati 62mila, in Puglia 134mila (e 700mila esami saltati) e in Sicilia 50mila.