Andremo davvero in vacanza con l’NFT?
Il 16 agosto 2021 un’elegante suite a Venezia e una cena sull’altana, e per di più da godere in esclusiva, è stata venduta al nuovo 5 stelle alla Serenissima del Gruppo Alpitour – il lussuoso Ca’ di Dio, appena ultimato con il design di Patricia Urquiola. E fino a qui, niente di strano. La particolarità, però, è che per la prima volta nel mondo una camera di hotel è stata venduta all’asta in Nft.
Cosa vuol dire? Semplificando al massimo che un utente identificato dal numero esadecimale del suo wallet (un portafoglio di cryptovaluta) ha acquistato la «proprietà digitale» di una prenotazione in hotel. E l’ha pagata, in questo caso, ben 1 ether (al cambio corrente quel giorno circa 3.200 $).
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La scelta di Alpitur di vendere in Nft un prodotto esclusivo (il soggiorno all’hotel era fissato per il giorno prima della sua inaugurazione, quindi con l’uso dell’hotel tutto per sé) è stato un primo passo, ben riuscito e anche piuttosto brillante, di qualche cosa che forse succederà nel nostro futuro non molto lontano. Avremo tutti noi un wallet pieno di ether o altre cryptovalute e degli «asset» Nft da usare per prenotare hotel o biglietti aerei? «Forse sì – dice Michele Ruberl, a capo delle integrazioni IT del gruppo Alpitour e coordinatore del progetto – il web3 e gli Nft sono un po’ come internet agli inizi: testiamo le possibilità che ci offrono e vedremo come evolveranno. Per ora siamo contenti di questa iniziativa, perché ha confermato un interesse del mercato, non sappiamo se continueremo con questo tipo di vendite, magari estendendole al altri mercato del gruppo, come la linea aerea Neos, o no, ma di certo Alpitour ha sempre un grande interesse per le nuove tecnologie».
Ma perché prenotare in Nft invece che su un sito, o in versione ancora meno tecnologica, telefonando? «È come se qualcuno, quando è nata l’email, mi avesse chiesto perché non spedire una lettera in posta», dice ridendo Luca De Giglio, fondatore di Trip Community, realtà nata per sperimentare la tecnologie delle blockchain nel mondo del travel, dall’affitto di case alle vendita di camere di hotel. «La risposta come nel caso dell’email, è che l’Nft è un passo in avanti per l’acquisto di beni digitali. Il modo in cui prenotiamo oggi è anacronistico: richiede l’intervento di una serie di player che ovviamente guadagnano da ogni prenotazione, dal sito dell’OTA alla carta di credito alle banche. Per ogni prodotto turistico venduto ci sono sei o sette attori che ci guadagnano. Invece con l’Nft stai facendo un acquisto digitale nativo su internet: è un canale diretto aperto tra noi e l’hotel».
Ma come funziona? Ad oggi tutti con un po’ di capacità possono aprirsi un wallet ed entrare su market place come OpenSea, sul quale è stata venduta la camera al Ca’ di Dio e che ha già altre «offerte turistiche». Il problema è che quasi nessuna struttura turistica ha un suo wallet attraverso il quale «accogliere il cliente».
«Per ora il futuro dell’Nft nel turismo è a un livello speculativo – dice Luca De Giglio – ma il mercato degli Nft sta correndo in fretta e in prospettiva possiamo pensare a dei vantaggi. Per esempio, l’Nft di una prenotazione di una notte in una camera in hotel potrebbe essere venduto su un market place fino al minuto prima della sua fruizione perché quella camera non è assegnata a una specifica persona ma al wallet sul quale si trova. In questo modo la prenotazione di una camera diventa un asset di una liquidità enorme», spiega. «Per gli operatori turistici, inoltre, si può immaginare un’alta possibilità di profilazione dei singoli wallet (anonimi) per indirizzare offerte ad hoc per loro».
In pratica potremo trovarci a comprare (ed eventualmente rivendere last minute) camere di hotel e pacchetti viaggio in Nft in modo molto più semplice e diretto. «La vendita in Nft per l’utente finale è una modalità per accedere alle vacanze a tariffe migliori, perché permette di riorganizzare parte dell’intermediazione», conferma Michele Ruberl, «ma si possono pensare altre possibilità: per esempio alla vendita dell’Nft si può attaccare uno smart contract, ovvero regole per validare la transazione, per offrire benefit a clienti che abbiano un profilo turistico interessante per la vendita di quel determinato hotel o vacanza». Il bello, conclude, è che tutto è ancora da inventare.