Afghanistan: al lavoro per salvare gli studenti della Sapienza bloccati a Kabul
Ci sono altre 180 persone da portare in Italia e ancora bloccate a Kabul. Sono le studentesse della Sapienza di Roma di cui si parla da alcuni giorni, ma non solo. Sono tutti diretti all’ateneo della capitale.
«L’obiettivo finale sarebbe di far tornare in Italia complessivamente tra le 180 e le 190 persone», ha detto il prorettore dell’Università La Sapienza di Roma Bruno Botta all’Ansa, «Insieme alle 81 studentesse bloccate a Kabul, dovevano partire anche altre 9 persone, tra uomini e bambini che si trovavano sempre nella capitale afghana per un totale di 90 persone. Alle quali in un primo momento si aggiungevano altri studenti provenienti dall’Iran e dall’India per un totale complessivo di 118 persone che sarebbero dovute partire prima dell’attentato. Ora il numero sale ad oltre 180, perché abbiamo deciso di aprire anche a coloro che non erano stati inizialmente ammessi».
L’Università insieme ai ministeri di Interno e Difesa sta cercando una via per portare in Italia queste persone. La rettrice Antonella Polimeni ha inviato ai ministeri la lista di 118 studenti afghani pre-selezionati per i quali è stato chiesto il trasporto immediato con ponte aereo, ma si stanno rivalutando anche curricula di altri studenti precedentemente non accettati. Per loro potrebbe essere una via di salvezza.
In particolare per le ragazze per cui sono già in atto restrizioni a partire dalle lezioni separate. «Stiamo seguendo con attenzione, in raccordo con gli altri ministeri, la situazione di tutte le studentesse e studenti afghani iscritti presso i nostri atenei, conservatori e accademie. Stiamo mettendo in campo tutti gli strumenti e gli sforzi per sperare di poterli presto accogliere tutti in Italia. Nel frattempo abbiamo raccolto le disponibilità ad accogliere studenti e ricercatori afghani già presenti fra i primi rifugiati giunti in Italia», ha aggiunto il ministro dell’Università, Cristina Messa.
Le 81 studentesse afghane erano già sulla lista del ministero della Difesa per il trasferimento in Italia, ma, a causa dell’attentato di tre giorni fa non sono riuscite a entrare in aeroporto. Queste donne fra i 19 e i 22 anni sono quelle più a rischio, in particolare quelle che vengono da Herat. Potrebbero subire rappresaglie se tornassero indietro.
Una delle ragazze ha scritto una lettera appello. «Non riesco più a mangiare e la preoccupazione per il futuro non mi lascia un attimo di serenità. Le strade della mia città sono vuote e fredde, tutte le ragazze sono scappate o hanno paura di uscire di casa, siamo tutte preoccupate ma aspettiamo un miracolo che ci aiuti almeno a lasciare questo pericoloso Paese e ad offrirci un’opportunità di sopravvivere e studiare e realizzare i nostri sogni. Chiediamo al governo italiano e alla comunità internazionale di collaborare con noi studenti dell’Afghanistan, siamo un gruppo sociale vulnerabile in questo Paese martoriato e abbiamo urgente bisogno di aiuto per salvare le nostre vite da questa situazione di immediato pericolo. Abbiamo bisogno della speranza per continuare la vita!».