Obbligo vaccinale, aumentano le voci a favore
I segnali su una possibile introduzione dell’obbligo vaccinale contro il Covid-19 iniziano a farsi più stringenti. Vediamo di metterli in ordine. Ieri Sergio Abrignani, immunologo e componente del Comitato tecnico-scientifico, ha spiegato alla Stampa che «l’unica soluzione è l’obbligo vaccinale. Chiedo a gran voce che la vaccinazione diventi obbligatoria, per un motivo di sanità pubblica, per mitigare quello che avverrà nelle prossime settimane, cioè un aumento dei ricoveri dei non vaccinati». Il punto di partenza della valutazione è che il green pass «sta funzionando» e che «diventerà ancora più efficace quando inizierà a fare più freddo e molte attività all’aperto non saranno più possibili». Fra l’altro, in modo in realtà un po’ contraddittorio rispetto alle evidenze che ci raccontano un calo dell’efficacia dei vaccini in termini di infezioni intorno ai sei mesi, in Italia la validità del certificato verde sarà estesa a un anno.
«Molti esitanti si convinceranno, alcuni contrari al vaccino cambieranno idea – ha osservato Abrignani – ma ci sarà sempre una quota significativa di no vax animati da certezze paranoidi, e quelli non li smuovi, se non imponendo per legge la vaccinazione». Un altro segnale è quello lanciato dalla ministra Mariastella Gelmini che invece a Repubblica ha spiegato come lei e il suo partito, Forza Italia, siano «favorevoli all’obbligo vaccinale. Se nel giro di qualche settimana non si raggiunge l’80% di immunizzati credo che sarebbe giusto prevedere una forma di obbligo vaccinale, almeno per chi svolge funzioni pubbliche». Per esempio, a partire dai dipendenti della Pubblica Amministrazione.
L’80% è di fatto la soglia che l’esecutivo ha posto come discrimine: se il governo intenderebbe evitare l’obbligo, e per questo dal primo settembre il green pass servirà ad ancora più attività fra cui viaggi e università, saranno alla fine i numeri della copertura vaccinale a parlare. Fra l’altro, con la terza dose che si renderà probabilmente necessaria a partire dalla fine dell’anno sostanzialmente per tutti, cominciando da persone immunodepresse e dagli anziani. L’80% degli italiani sopra i 12 anni dovrà dunque essere vaccinato entro il mese di settembre altrimenti l’obbligo potrebbe trasformarsi in realtà da ottobre, almeno da una certa età in poi. Sono ad esempio ancora quasi due milioni gli over 60 completamente scoperti: non hanno ricevuto neanche la prima dose. Sono le persone che rischiano di più ricoveri e decessi nel corso della stagione fredda.
Al momento i dati ufficiali della campagna spiegano che quasi il 70% degli italiani sopra i 12 anni, la platea vaccinabile in attesa dell’autorizzazione per i più piccoli, ha ricevuto entrambe le dosi. Sono 37,4 milioni di persone, il 69,3% degli over 12 e il 60,2% del totale. Se un 5% è in attesa del richiamo, rimane da raggiungere un altro 5% entro un mese. Il commissario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, pochi giorni fa si è detto convinto che «l’obiettivo dichiarato a marzo di vaccinare l’80% della popolazione over 12 anni sarà pienamente completato entro il 30 settembre». I rallentamenti fisiologici di agosto saranno presto un ricordo e i ritmi delle iniezioni, secondo il generale dell’Esercito, sono già tornati a buon livello dal 23 agosto scorso.
Ovviamente quello dell’80% è un obiettivo di salute pubblica: come molti esperti hanno spiegato, l’enorme contagiosità della variante Delta (e la sua probabile maggiore severità) non sparirà magicamente al raggiungimento di una soglia che considerata sul totale della popolazione sarà oltretutto più bassa. Insomma, l’immunità di gregge resterà un miraggio. Ma quell’ampia copertura consentirà, com’è avvenuto nel corso dell’estate, di ridurre il peso sui sistemi sanitari, mitigando gli effetti della sindrome su chi – da vaccinato – dovesse eventualmente infettarsi e ad affrontare un autunno e un inverno diversi da quelli del 2020.
Fondamentali, in questo senso, saranno i dati del prossimo mese e mezzo con la riapertura delle scuole e la ripresa delle attività a pieno regime, il ritorno definitivo dalle vacanze e la valutazione della capacità del green pass esteso di spingere ancora più persone a proteggersi e proteggere gli altri. Dopo una settimana di discesa, ad esempio, la scorsa settimana la curva dei contagi è tornata a salire in 13 regioni: un piccolo aumento del 3,8% che incrina l’illusione di una curva calante innescata dal -0,8% della scorsa settimana. In realtà è aumentato anche il numero dei tamponi. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari alla sera di domenica scorsa erano invece 4.133 ricoverati, meno dei 4.239 della domenica precedente. Un dato confortante slegato però da quello delle terapie intensive: 525 le persone ricoverate al 29 agosto contro le 472 del 22 agosto. Anche le vittime purtroppo tornano a crescere, sebbene di poco: l’analista di Ispi Matteo Villa ha fatto notare come, su scala europea, la forchetta si stia pericolosamente chiudendo. «La “forbice” tra nuovi casi e nuovi decessi, apertasi grazie ai vaccini, si sta chiudendo: i casi scendono da un mese. I decessi continuano a crescere» ha spiegato.
Pochi giorni fa anche la Consulta di Bioetica, presieduta da Maurizio Mori, professore ordinario di bioetica all’università di Torino, ha spiegato all’Ansa di ritenere l’obbligo «un diritto del cittadino, un servizio che le persone in tutto il mondo dovrebbero chiedere agli Stati». Ha aggiunto che «il senso è che se si vuole stare in società e non chiusi in casa, si ha il compito e l’onere di vaccinarsi», preannunciando anche la pubblicazione nei prossimi giorni del parere della Consulta favorevole all’obbligo vaccinale per chiunque abbia rapporti sociali.