La lezione di Mario, 75 anni: «Il segreto per vivere bene? Saper affrontare la vita con ottimismo»
«75 anni vissuti con ottimismo» è il sottotitolo del libro di memorie scritto da Mario Serafini, lettore di Vanity Fair che ha voluto condividere con la redazione i ricordi più significativi di una vita pervasa da un ottimismo tale da permetterne la piena realizzazione sotto vari fronti: quello personale e professionale, con un ruolo speciale riservato all’amicizia. Perché gli amici veri, si sa, sono un tesoro. E Mario Serafini, quella mano speciale che ti tira fuori dal pantano quando vi è la necessità, l’ha avuta davvero!
«Oggi, l’ottimismo è relegato in fondo alle nostre coscienze di persone abituate ad accettare ogni contrarietà», scrive. «Memoriemie vuole invece essere il resoconto di una vita vissuta sempre al massimo dell’ottimismo, una condizione che può aiutare anche la salute, considerata la mia età!».
Per Mario Serafini l’ottimismo, ovvero quella capacità di non perdersi mai d’animo, di avere fiducia nella vita e di guardare sempre al lato positivo degli eventi, ha infatti un valore enorme, al punto da definirlo una «vera droga». In riferimento alla sua biografia, spiega infatti che «questa parola magica è sempre stata indispensabile: una vera necessità per superare ogni cosa mi si presentasse e per supplire a tutte le carenze e ai problemi che potevano emergere».
In Memoriemie stampato grazie all’amico tipografo Alvaro – suo compagno delle Elementari – Mario Serafini racconta non solo la sua storia dalla nascita, avvenuta il 10 dicembre 1945 (giorno della Madonna di Loreto, che le valse il secondo nome) fino ai giorni nostri, ma correda ogni avvenimento con fotografie, pagelle, documenti, certificati, articoli di giornale, cartoline e biglietti conservati nel tempo e tramandati integri fino a oggi. Un vero e proprio “album” della storia socioeconomica d’Italia dal secondo dopoguerra a oggi.
Il racconto va dalle vicissitudini scolastiche ai successi con la squadra di basket di Città di Castello, fino a quelli con la squadra della Buitoni. E poi, nel 1970, il primo impiego per la Plasmon seguito da quello tanto ambito, e meritatamente conquistato con impegno, all’interno del gruppo Buitoni, in qualità di informatore medico per il marchio Nipiol. Fu l’inizio di un’ottima carriera lavorativa, portata avanti negli anni pur non avendo mai conseguito una laurea. L’incontro poi con Volga, sua compagna di vita per 30 anni, e l’acquisto di uno splendido casale del 1800 a Morra, nella campagna Umbria, restaurato ad arte e con gusto.
Ma l’episodio forse più curioso raccontato nel libro è quello che offre lo spunto per l’immagine di copertina e risale a quella volta in cui Mario riuscì in un’impresa difficilissima: addomesticare una volpe. «Un vero piacere di vita, fu l’incontro che ebbi con una volpe, andò così. Una sera, a cena sotto la pergola di glicine, mi accorsi di un ombra, che però non poteva essere quella di un cane, e che dopo poco sparì. Pensai a come poter fare la sua conoscenza. Per diverse sere cominciai a dormire all’aperto. Era estate e mi attrezzai con una brandina. Legai al polso una sottile corda e all’estremità misi un pezzo di carne. Questo perché l’animale selvatico deve prendere confidenza con l’odore del tuo corpo. La volpe – perché di volpe si trattava – non solo di notte ma anche di giorno cominciò a seguirmi. L’avevo conquistata! La mia strategia aveva funzionato! Di notte, intorno alle tre, è un’ora di massimo silenzio e gli animali notturni si sentono sicuri ed escono dal bosco. La volpe veniva sotto la finestra e la riconoscevo perché è un animale che abbaia e tossisce contemporaneamente (in termini scientifici si dice che la volpe “guàiola”). Curioso anche il suo modo circolare di muoversi. Capii poi che era una forma di difesa per un’eventuale fuga. Un giorno riuscii perfino ad accarezzarla. Mi prese con i denti la giacca e vidi che aveva gli occhi di un bellissimo arancione. Quando tornavo a casa, lungo la strada immersa nel bosco, vedevo la sua ombra che mi affiancava. Era presente ed era una piacevole compagnia. Un giorno le dissi: “Mettiti in posa!!” Volevo fotografarla e, cosa sorprendente, lei raccolse la coda davanti e posò».
Alla domanda su quale differenza sostanziale esista tra ottimismo e pessimismo, la risposta di Mario Serafini è semplice, chiara, definitiva: «un’espressione completamente diversa del viso».
LEGGI ANCHE
L'ottimismo è di moda. Quest'estate più che maiLEGGI ANCHE
55 anni: ecco l’età in cui siamo più ottimisti secondo la scienza