Defibrillatori ovunque: adesso c’è la legge
Prima scuole e università, poi tutti gli altri luoghi pubblici. I defibrillatori arrivano in tutta Italia grazie a una nuova legge che ha abolito la responsabilità penale. Tutti potranno utilizzarli senza i rischi giudiziari che finora ne avevano frenato l’uso. Dovrebbero arrivare negli uffici delle pubbliche amministrazioni, nelle stazioni, nei porti e negli aeroporti, ma anche sopra ai mezzi di trasporto pubblici.
La Camera ha dato il via libera definitivo alla legge che permette la diffusione dei defibrillatori in tutte le città. Il modello è Piacenza dove il progetto è partito vent’anni fa. «Abbiamo un defibrillatore ogni 300 abitanti. Su città e provincia sono 1070 defibrillatori. In ogni paese o quartiere ce ne è almeno uno. La provincia ha triplicato la sopravvivenza da arresto cardiaco. Con gli interventi le persone si salvano nell’80% dei casi» ha spiegato a Vanity Fair Daniela Aschieri, Presidente di Progetto Vita e Direttore di Cardiologia all’ospedale Castel San Giovanni.
Nel nostro paese muore una persona ogni 8 minuti per un arresto cardiaco. La presenza massiccia di defibrillatori, come quella che, per esempio, c’è già per gli estintori, ridurrebbe notevolmente la mortalità. Ogni minuto che passa fra l’arresto cardiaco e l’intervento la possibilità di sopravvivenza scende del 10%. Dopo 10 minuti si arriva a zero. Se si interviene con un defibrillatore la sopravvivenza è nel 46% dei casi.
Dal 2017 ogni impianto sportivo italiano deve avere un defibrillatore, con la nuova legge arriveranno in molti altri luoghi pubblici italiani. Da quest’anno ci sono due milioni l’anno a disposizione per dare contributi all’installazione. Nel progetto non c’è solo la diffusione dei defibrillatori nei luoghi pubblici, ma anche percorsi di formazione nelle scuole. Gli enti locali possono dare incentivi per l’installazione in centri commerciali, condomini, alberghi e nelle strutture aperte al pubblico.
Secondo la nuova legge arriverà una mappatura delle apparecchiature e ogni centrale del 118 avrà in tempo reale la localizzazione dei defibrillatori e dei volontari presenti nel territorio. Il passaggio chiave è la depenalizzazione dell’uso dei defibrillatori da parte di personale non sanitario. «Spazza via qualunque tipo di paura che si può avere nell’uso del defibrillatore. Chiunque userà il defibrillatore non andrà incontro a nessuna conseguenza perché è un’apparecchio che fa solo bene: non può far male alla persona soccorsa o a chi la soccorre», ha detto Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa del governo Draghi.
Il defibrillatore è uno strumento salvavita e si può usare anche senza aver fatto un corso spiega Daniela Aschieri, Presidente di Progetto Vita. «Il defibrillatore appena acceso dà le indicazioni su quello che la persona deve fare. Bisogna mettere i due grandi cerotti, gli elettrodi, sul torace del paziente. L’indicazione delle posizioni è sugli stessi elettrodi. A questo punto è il defibrillatore che inizia a lavorare facendo l’analisi del ritmo cardiaco del cuore. Riconosce se c’è un arresto cardiaco che necessita dello shock elettrico e dice di allontanarsi e schiacciare un tasto arancione. Questa è l’informazione fondamentale». Tutti possono essere soccorritori.