Il podcast «Venezia Mon Amour»: le curiosità più ghiotte sulla nascita della Mostra del Cinema di Venezia
È la sera del 6 agosto del 1932. L’aria è umida, il mare una tavola, ma sulla terrazza dell’Hotel Excelsior, nel cuore del Lido di Venezia, gli invitati bevono, sorridono e si divertono. È la Prima Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica, lo schermo bianco proietta Il dottor Jekyll di Rouben Mamoulian, il primo film non muto della storia a essere tratto dal capolavoro di Stevenson, con Fredic March nel doppio ruolo del dottor Jekyll e di mister Hyde e l’affascinante Miriam Hopkins in quello della prostituta Ivy Pearson. I presenti lo osservano con curiosità e attenzione, senza sapere di entrare a far parte della storia: quello che sembra un evento isolato, un «one shot» come direbbero gli americani, si trasformerà, infatti, nella Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il festival di cinema più antico del mondo, il primo evento internazionale a radunare le stelle e a premiarle per il loro talento, diventando presto sinonimo di glam, tappeti rossi, Leoni d’oro e d’argento, scintillii delle notti d’estate che si preparano a lasciare il posto ai primi sprazzi d’autunno. Qual è, però, la storia della Mostra del Cinema di Venezia? Perché è nata, e, soprattutto, come si è evoluta negli anni fino ad arrivare ai giorni nostri?
La prima puntata di Venezia Mon Amour, il nuovo podcast di Vanity Fair dedicato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che, a un anno e mezzo dallo scoppio della pandemia, torna al Lido con un’edizione, la settantottesima, prevista dal 1° all’11 settembre con centinaia di titoli, stelle, amori e, naturalmente, glamour, parla proprio di questo: di come la Mostra è nata, di come si è fatta largo nei difficili anni della guerra e delle rivolte sessantottine, e di come sia arrivata a oggi diventando la vetrina più appetibile per tutti i film che, specie in America, gareggiano nella cosiddetta Award Season, dai Golden Globe ai SAG, dai Bafta agli Oscar. A livello temporale Venezia è, rispetto a Cannes e Berlino, la manifestazione più vicina alla selezione delle pellicole più premiate dell’anno, ed è per questo che centinaia di cineasti di tutto il mondo sognano di parteciparvi. Anche se non è sempre stato così. Nel 1932, quando il presidente della Biennale di Venezia Giuseppe Volpi, lo scultore Antonio Maraini e il segretario generale dell’Unione Cinematografica Educativa Luciano De Feo decidono di dare il via alla manifestazione, la Mostra non è ancora competitiva: ci vorranno due anni prima che i film gareggino e altri quattro prima che si decida di istituire una giuria internazionale in grado di assegnare i premi più importanti, inclusa la Coppa Volpi ai migliori interpreti, che deve il suo nome al fondatore della rassegna.
In confronto alle tante sfide che ha dovuto affrontare nel corso degli anni, quella della pandemia non è stata che l’ennesima prova che la Mostra è riuscita a superare: insieme agli anni della guerra e all’ingerenza delle autorità fasciste nella selezione e nella vittoria dei titoli, a insidiare la rassegna sono, infatti, state anche le rivolte sessantottine che hanno impedito che la manifestazione si tenesse per tre anni (precisamente nel ’73, nel ’77 e nel ’78), reinserendo l’attribuzione del Leone d’Oro solo nel 1980. Nel frattempo, però, Venezia è stata apripista in tante piccole rivoluzioni, inclusa la scoperta del cinema asiatico che in Occidente era praticamente sconosciuto (autori come Akira Kurosawa e Hiroshi Inagaki devono, infatti, al Lido la loro fortuna) e la valorizzazione di talenti nobilissimi, italiani e stranieri, che attraverso le loro opere sono riusciti a raccontare uno spaccato di vita ma, soprattutto, di umanità. Tra i grandi divi hollywoodiani, da Clark Gable a Katharine Hepburn, da Nicole Kidman a Jack Nicholson, e gli autori più talentuosi di casa nostra, da Luchino Visconti a Michelangelo Antonioni, da Mario Monicelli a Bernardo Bertolucci, la Mostra del Cinema di Venezia ha sempre guardato al futuro, ampliando il suo raggio di azione anche grazie all’inaugurazione di nuove sezioni come Orizzonti, Notte e Sconfini. Riuscirà a non dimenticare le sue origini e a guardare al futuro con ottimismo e serenità?
A queste e a tante altre domande risponde «Venezia Mon Amour». Buon ascolto!
Il podcast di Vanity Fair «Venezia Mon Amour» è disponibile su iTunes, Spreaker e Spotify.