Justin Timberlake sul caso Britney Spears: «Quello che le sta succedendo non è giusto»
Sono passati 19 da quando erano una delle coppie più paparazzate del mondo della musica, ma tra Justin Timberlake e Britney Spears l’affetto è rimasto, e ora che lei è in difficoltà lui è sceso pubblicamente al suo fianco, anche a nome della moglie Jessica Biel. Il cantante, via Twitter, si è schierato con l’ex e collega, in seguito alla testimonianza in trubunale contro il padre Jamie e il suo manager che, stando a quanto dichiarato, da 13 anni la privano della sua libertà personale.
«Dopo quello che abbiamo visto oggi tutti dovremmo supportare Britney in questo momento. Indipendentemente dal nostro passato, buono o cattivo, e non importa quanto tempo sia trascorso..quello che le sta succedendo non è giusto», ha scritto Timberlake riferendosi agli anni insieme, dal 1999 al 2002.
No one should EVER be held against their will… or ever have to ask permission to access everything they’ve worked so hard for.
— Justin Timberlake (@jtimberlake) June 24, 2021
«A nessuna donna dovrebbe mai essere impedito di prendere decisioni sul proprio corpo, nessuno dovrebbe mai essere trattenuto contro la propria volontà, e mai dovrebbe chiedere il permesso di accedere a tutto ciò per cui ha lavorato duramente». E ancora: «Jess e io inviamo il nostro amore e il nostro supporto assoluto a Britney in questo momento. Speriamo che i tribunali e la sua famiglia le diano ciò che è giusto e la lascino vivere come vuole».
La Spears, come è noto, è nel pieno di una battaglia legale contro il padre Jamie, che dal 2008 ha su di lei una tutela legale. All’epoca la cantante aveva avuto una crisi psichica, di qui la decisione di supportarla con un tutore. Con il passare del tempo, però, Jamie Spears avrebbe limitato sempre di più l’indipendenza della figlia, con ingerenze importanti, che sarebbero andate oltre il consentito.
«Mio padre adora avere il controllo su di me e lo utilizza per farmi del male», ha detto la cantante davanti al giudice, collegata via Zoom. «Mi hanno obbligata a vivere in una piccola casa di Beverly Hills, dove lavoravo sette giorni su sette, senza riposo. In California, si è costretti agli stessi ritmi solo se si è coinvolti nel traffico sessuale. Mi hanno forzata a lavorare contro la mia volontà, mi hanno tolto ogni bene in mio possesso: la carta di credito, i contanti, il telefono e il passaporto. Se non avessi lavorato tutti i giorni, dalle 8 del mattino alle 6 di sera, non mi avrebbero permesso di vedere i miei figli. Mio padre e il mio management dovrebbero essere in galera».
Una vera e propria prigionia stando alla sua testimonianza. «Volevo farmi togliere la spirale e avere un bambino, ma i miei tutori non me lo hanno fatto fare, perché non vogliono che io abbia un altro figlio», ha aggiunto.
La reazione del web è stata immediata. Con Timberlake, tante altre persone, famose e non, che hanno accompagnato il loro supporto con l’hashtag «#freebritney». La battaglia è appena iniziata. Ma sono tanti a tifare per la liberta di Britney, che ha ribadito l’assurdità di avere un tutore. «Non dovrei avere una conservatorship (così si chiama precisamente il provvedimento a cui è soggetta, ndr) se posso lavorare, provvedere a me stessa e pagare altre persone, è un controsenso, lavoro da quando avevo 17 anni». Non resta che attendere la decisione finale.
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