Perché ci ostiniamo a stare con le persone sbagliate?
Esistono al mondo persone con il potere di imbambolarci con la loro stessa presenza, anche se fino a dieci minuti prima sembravamo avere il controllo della situazione. Da quando sono arrivat* ci si spegne un neurone a turno e dimentichiamo come si parla.
Pendiamo dalla bocca di quella persona, dimentichiamo la spontaneità a casa e ogni nostro gesto e parola è mosso al fine di guadagnarci le attenzioni dell’altro e conquistarlo. Questo non ci rende degli innamorati, ma degli automi, a tratti incapaci di intendere o volere per conto nostro.
Se solo ci togliessimo le fette di prosciutto dagli occhi potremmo anche renderci conto che quella persona non è proprio così idilliaca: magari è arrogante, piena di sé, vuole sempre parlare al posto nostro e quando tocca a noi non presta così tanta attenzione. Potrebbe essere anche un narcisista cronico, che non ci fa un complimento manco a pagarlo oro, che si fa desiderare e che ama farsi rincorrere a destra e manca. Non abbiamo molto in comune, e l’intera conversazione è una gara a ostacoli per farlo cadere ai nostri piedi, ma chi abbocca all’amo siamo sempre noi. Sto esagerando? Possibile, ma questa scena tra amiche e conoscenti l’ho vista tante volte, forse troppe. E anche io ho avuto la mia dose di infatuazioni inutili.
Ma perché di tanto in tanto ci infatuiamo delle persone sbagliate? Molte volte sembra scattare una sorta di sindrome d’inferiorità: l’altr* ha una personalità e un modo di affrontare la vita che a noi manca, convincendoci che conquistandol* possiamo migliorare anche noi e colmare le nostre mancanze.
Diventa una gara personale: se non gli\le piacciamo, significa che non siamo abbastanza meritevoli. Quella persona assume il ruolo di un modello a cui dobbiamo aspirare, sia per meritarci le sue attenzioni che per stare al mondo. Il fatto che sia così diverso e distante da noi non fa che accelerare il bisogno di conferme, impegnandoci il più possibile a rispettare quell’ideale che ci siamo prestabiliti e non sfigurare davanti ai suoi occhi. Prima che ce ne accorgiamo quella che dovrebbe essere una tenera frequentazione, si tramuta in un talent show. Ci muoviamo in funzione del giudizio e l’opinione di quella persona, dimenticando per strada tutto quello che siamo e possiamo essere.
Soprattutto dimentichiamo di porci una domanda fondamentale: meritiamo davvero di stare con una persona che non fa altro che amplificare le nostre insicurezze, dubitare del nostro valore e metterlo in discussione? È esattamente quello che cerchiamo in una relazione o forse ci stiamo triggerando? Ognun* ha delle insicurezze più o meno grandi, e anche involontariamente può capitare che l’altr* faccia scattare alcuni punti dolenti della nostra persona, ma un confronto che diventa una gara dove può portarci? Meriteremmo di conversare con qualcun* che nonostante le differenze non ci dia mai la sensazione di avere qualcosa in meno, che sia aperto al confronto e ci permetta di motivarci a migliorare, anche colmando quelle che consideriamo mancanze, ma soprattutto valorizzando e ricordando i nostri punti di forza.
Le infatuazioni capitano, non possiamo telecomandarle, ma nei momenti di lucidità potremmo iniziare a chiederci: cosa cerchiamo in un rapporto? Una gara a chi è migliore, con la costante sensazione di essere sbagliati e non venir mai apprezzati davvero per quel che siamo o un reciproco scambio, qualcun* che ci accompagni, crescendo e sbagliando insieme a noi?