Il coraggio di sognare
Questo articolo è pubblicato sul numero 11 di Vanity Fair in edicola fino al 16 marzo 2021
Caro direttore,
oggi pomeriggio sono andata a farmi fare un massaggio. Ho faticato a trovare parcheggio perché è sabato e sono tutti in giro (alla faccia delle nuove restrizioni in Lombardia!). Sono entrata nel negozio e mentre aspettavo seduta che igienizzassero la cabina, è arrivata una ragazzina carina a pagare la sua ceretta all’inguine. Ha tirato fuori un biglietto da 20 euro per pagare la sua tortura e mi ha sorriso un po’ imbarazzata. Comodamente seduta sulla mia sedia, gambe accavallate, non ho potuto trattenermi dal rivolgerle la parola. E lei, come un fiume, ha iniziato a raccontarsi.
«Vorrei fare la depilazione al laser perché questa fa male. Ma lavoro in una pasticceria e non ho molto tempo: stamattina alle quattro ero già in via Melchiorre Gioia a sfornare vassoi di briosce (a Milano si dice così!) e oggi è sabato. Sto facendo l’apprendistato e se tutto va bene a giugno mi assumono. Lavoriamo tantissimo, la gente è a casa e si consola con i dolci; pensi, signora, che io continuo a fare panettoni perché ce li chiedono ancora! Va be’, speriamo: ho solo 18 anni!».
Gentile, tenera, delicata; un amore di biondina coi capelli mossi, raccolti in uno chignon casuale, con la pelle del viso (quel poco che si intravedeva oltre la mascherina) liscia, pulita, rosea. Al suo «ho solo 18 anni» non ho capito più nulla, sono andata in tilt e le ho immediatamente perdonato il «signora».
Questo per dire che, per tanti – sbarbati e sbarbate – che vanno alla Darsena a gozzovigliare con la birra in mano, ci sono anche quelli seri, che lavorano per pochi soldi, che stanno costruendo un futuro migliore e noi abbiamo il dovere di trasmettere loro forza, coraggio ed entusiasmo.
«Tesoro, goditeli tutti i tuoi preziosi 18 anni!», le ha risposto questa signora di 46, quasi 47 anni.
Firmato, Samuela
È sera quando ricevo questa mail da Samuela Fusilli. In una delle tante riunioni via Zoom, con la redazione stiamo guardando le immagini del team Luna Rossa Prada Pirelli che il fotografo ci ha inviato dall’altra parte del mondo. «Abbiamo il dovere di trasmettere forza, coraggio ed entusiasmo», scrive Samuela. Non avrei saputo trovare parole migliori per descrivere quello che trovate in copertina e nelle prossime pagine: la forza di un equipaggio che ha creduto nel proprio sogno nonostante le burrasche, le tempeste, il vento contrario, i pronostici sfavorevoli, le cadute e le risalite. Abbiamo tutti bisogno di quel coraggio e di quella capacità di resistere. E mentre tiferemo per loro, durante la prossima America’s Cup, lo faremo anche un po’ per noi. Perché ci vuole sempre un sogno. Sempre. Anche quando pensiamo di non farcela più.
Per abbonarvi a Vanity Fair, cliccate qui.