Covid, 9 marzo: un anno dal primo “#iorestoacasa” e 100 mila vittime
Un anno di Covid. Sembra un secolo. 365 giorni soltanto e la vita è cambiata per sempre. Quel messaggio di Conte all’ora di cena, «chiudiamo l’Italia» a causa di un virus, il primo dei tanti che mai avremmo immaginato di ascoltare, rimarrà indelebile nella mente di ognuno di noi.
“#iorestoacasa”, Dpcm, lockdown
Quell’ormai insopportabile “#iorestoacasa” e poi i Dpcm, il lockdown e la quarantena. E fosse stato solo questo. Dal quel lancio di agenzia nella notte del 21 febbraio, “Coronavirus: un contagiato in Lombardia” quando tutto ha avuto inizio, i morti che si contano sono un numero altissimo.
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Piano vaccini: a domicilio con le stesse regole in tutte le regioniE se, fortunamente, il paziente uno di Cologno, Mattia Maestri, ora è diventato un personaggio la cui esperienza si può raccontare, quella di Adriano Trevisan, il pensionato di Vo’ Euganeo contagiato durante una delle sue consuete partite a carte con gli amici, è stata una delle prime 100mila vite spezzate dal Covid.
Abbiamo perso nonni, genitori, zii, fratelli, sorelle. In quantità maggiore rispetto a tanti altri Paesi, se si guarda al numero in rapporto alla popolazione. Sembravano tantissimi già quelli che si contavano nella prima ondata, 34.314 (fino a maggio).
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Il primario di Lodi: «Non dimentico le preghiere dei pazienti»E se con l’estate sprovvedutamente abbiamo pensato che fosse finita e ci siamo dedicati a riprenderci tempo e vita che ci avevano tolto per tre mesi, al ritorno dalle vacanze, fatte appunto come se il Covid fosse stato debellato, è tornato anche lui. E non da solo, ma con le sue compagne varianti. La curva dei contagi ha ricominciato a salire in fretta, e così da ottobre la malattia ha ucciso altre 64 mila persone.
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Il nuovo Dpcm è in vigore da oggi: ecco le regole per spostamenti, negozi e scuolaQuei 500, 600 morti al giorno che cinicamente dal nostro televisore guardavano ormai soltanto come numeri, erano sempre nonni, genitori, fratelli, sorelle, amici che se ne andavano per il virus e talvolta per l’incuria con cui è stato affrontato.
Un anno e oggi, pur con i vaccini a disposizione, è vero che non vediamo più Conte in tv all’ora di cena, il narratore è cambiato ed è meno comunicativo, ma le parole che contraddistinguono la nostra vita sono ancora le stesse: lockdown nazionale, o zona rossa tanto per diversificare, scuole chiuse, curva dei contagi che cresce troppo rapidamente, terapie intensive quasi al collasso. E se non fosse per quei 100mila morti che cresceranno ancora, ci verrebbe proprio da dire: «Ma di nuovo? In un anno non siamo davvero riusciti a cambiare nulla?». Sembra di no.
Chissà che la vaccinazione, casomai riuscissero a farla, non permetterà di scrivere il finale di questo tragico film. Che purtroppo, però, non è su Netflix.