Parità di genere in ogni progetto: le nuove linee guida del Recovery Plan
La parità di genere in prima fila nelle linee guida della Commissione europea per la stesura definitiva del Recovery Plan.
A raccontarlo per il Corriere della Sera è un intervento di Costanza Hermanin, fellow all’Istituto universitario europeo. Bruxelles ha inserito la parità di genere al terzo posto degli obiettivi globali del programma, subito dietro a quelli del semestre europeo.
«I piani nazionali dovranno chiarire, prima di entrare nel merito delle singole misure, quali siano le carenze principali in termini di parità a livello nazionale. E come la crisi le abbia aggravate. Poi con quali strumenti intendano affrontare il problema in ognuno dei capitoli d’investimento: transizione energetica, infrastrutture digitali, crescita sostenibile, ecc», scrive.
Secondo i dati la sottoccupazione femminile costa all’Europa 360 miliardi di euro l’anno. Che è la metà del Next Generation EU. Non basta stanziare risorse nel capitolo «donne, coesione territoriale ed altre forme di emarginazione» del progetto.
«Gli Stati membri devono valutare ex ante come gli investimenti infrastrutturali, energetici, digitali vanno a impattare il mondo del lavoro di uomini e donne. Se creano posti e per chi, se agevolano la riduzione del carico del lavoro di cura. Permettendo alle donne di tornare al lavoro» prosegue.
Il tema è centrale per l’Italia dove il calo dell’occupazione nell’ultimo anno è quasi tutto al femminile. L’ultimo dato è quello di dicembre. I lavoratori sono calati di 101 mila unità, di questi 99 mila sono donne. Il calo non è limitato al mese precedente. Rispetto al 2019 sono 444 mila i lavoratori in meno e gli inattivi sono cresciuti di 482 mila unità. E sono sempre le donne la maggioranza: in 312 mila hanno perso il lavoro.
Succede perché sono maggiormente occupate in settori colpiti dalla pandemia come i servizi e perché sono più spesso impiegate in lavori precari.
Il calo del tasso d’occupazione delle donne italiane è dell’1,5% in un anno. Quello degli uomini dello 0,5%. L’Italia aveva già prima della pandemia il terzultimo posto in Europa per tasso d’impiego femminile: più di una donna su due non lavora.
La Banca d’Italia ha stimato che se venisse colmato anche solo metà dello scarto occupazionale fra uomini e donne il Pil Italiano crescerebbe del 7%.