In Lapponia con i Sami per imparare a «leggere» la neve
C’è un popolo indigeno che vive al nord della Terra, chiamato Sami, che ha oltre 200 parole per fare riferimento alla neve. Muohta è la parola generica per neve, åppås, indica quella incontaminata senza alcuna traccia, skabrram significa cumulo di neve. Ma la lingua sami può descrivere anche un ponte di ghiaccio o di neve formato su un fiume (cuokca) o il momento esatto in cui la neve inizia a sciogliersi in primavera (roahtti).
I sami vivono in Lapponia, nella parte settentrionale di Norvegia, Svezia, Finlandia e nella penisola russa nord-occidentale di Kola, una terra dove la neve cade circa 200 giorni all’anno. È normale che per loro la neve abbia un’importanza rilevante nelle loro vite e che possano distinguere, a colpo d’occhio, ma anche con le parole, la neve che fa bene al foraggio e quella che invece può essere pericolosa da calpestare. Ma più in generale, nella comunità Sami si passa molto tempo ad ascoltare l’ambiente per imparare a essere in sintonia con il mondo, ma anche per saper leggere e riconoscere i segnali.
Per esempio, saper distinguere i diversi tipi di neve è fondamentale per impostare la corretta migrazione delle renne, ma potrebbe diventare fondamentale anche per chi non è sami, per riconoscere i segni del cambiamento climatico. Perché la neve è come una fotografia della stagione in generale, il modo in cui si accumula può dire molto sull’inverno, non solo per sapere come sarà camminarci o scivolarci sopra con gli sci, ma per comprendere come il clima sta cambiando.
Ed è per questo che l’Unesco da qualche anno si è interessata alla popolazione. Secondo l’organizzazione “la terminologia Sami che riguarda la neve ha un approccio olistico e integrato all’ecologia locale, molto più rispetto ai termini standard internazionali. Le complessità nella lingua sono usate per notare trasformazioni piccole ma significative e possono anche fornire strategie di adattamento ai cambiamenti climatici utili per la comunità internazionale”.
Può sembrare strano, ma possiamo fare un paragone con quello che conosciamo. Quando camminiamo a piedi nudi siamo in grado di riconoscere se il suolo è arido oppure umido, chi vive a stretto contatto con il mare, i pescatori per esempio, sanno riconoscere i venti e altri segnali dell’ambiente. Lo stesso fanno i Sami, l’unico popolo indigeno che vive in Europa, che sono in grado di sapere se è il momento adatto per pescare o per cercare i funghi. Ma la loro conoscenza dell’ambiente, vivendoci così a stretto contatto è ancora più forte e in più è strettamente connessa alla loro comunicazione.
Negli ultimi anni, la ricerca collaborativa che ha riunito le popolazioni indigene e gli scienziati ha fornito importanti contributi al monitoraggio e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Scopri di più nella gallery.