Scuola: chiudere tutto? È ancora scontro, ma il tema torna caldo
Esiste una linea nazionale, ma ci sono talmente tante variabili e posizioni che la scuola funziona in maniera diversa in tutta Italia e c’è chi pensa alla chiusura come durante il lockdown della primavera. L’ala rigorista, anche all’intero del governo, sembra essere sempre più forte: potrebbe esserci la chiusura di tutte le scuole nelle prossime settimane.
La situazione non è, ora, uniforme sul territorio. La regola nazionale per le regioni gialle e arancione tiene a casa, in didattica a distanza, i ragazzi delle scuole superiori. Gli altri, fino alla terza media, vanno a scuola in presenza, portando sempre la mascherina, dai sei anni in su (da sostituire a metà giornata per chi fa il tempo pieno nella scuola primaria). Nelle zone rosse la presenza in classe è fino alla prima media.
Ci sono però scelte locali che contrastano con queste indicazioni. In Campania il governatore ha fermato la scuola in presenza giorni prima dell’ordinanza nazionale. In Puglia lo aveva fatto anche il governatore Emiliano, ma la sua decisione è stata respinta dal Tar. Il presidente della Regione ha però chiesto ai genitori di evitare di mandare i bambini a scuola. «Evitate di mandare i bambini a scuola in presenza. Questo è più sicuro sia per i bambini che per la salute pubblica. Scegliete la Dad, e da casa, sia pure con tutti i limiti, cercate di fare il possibile, fino a quando i dati epidemiologici non scenderanno».
Per avere misure uniformi su tutto il territorio nazionali in molti chiedono una chiusura generalizzata. Sono contrari, nel governo, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e il premier Giuseppe Conte. Ricordano che in nessuna altra parte d’Europa le scuole sono state chiuse. Dall’altra parte il ministro della Salute Roberto Speranza e quello dei Beni culturali Dario Franceschini che sostengono la necessità della chiusura degli istituti di ogni ordine e grado a fronte dell’aumento dei contagi.