12 cose che dovete sapere sulle elezioni americane
Il voto presidenziale americano è fatto di tradizioni secolari per tutti e regole specifiche che variano da stato a stato. A New York non si vota tecnicamente come in Ohio, ma tutti votano per il presidente anche se non saranno loro a eleggerlo o eleggerla effettivamente. Questo compito tocca a 538 grandi elettori. Solo una delle regole delle elezioni americane che si applicano anche in questo 3 novembre in cui i democratici schierano Joe Biden, 74 anni già vicepresidente con Obama, e il Grand Old Party repubblicano con il 74enne Donald Trump.
SEMPRE DI MARTEDÌ
Di Venere e di Marte non si sposa e non si parte, ma, almeno nel secondo, in America, si vota. Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono sempre il martedì successivo al primo lunedì di novembre. Ovviamente ogni 4 anni. Nell’Ottocento si è scelto il martedì perché era la giornata migliore per chi lavorava nei campi. La domenica non si poteva perché era dedicata alla preghiera, il mercoledì c’era il mercato, il lunedì serviva per arrivare alla sede del seggio.
THE WINNER TAKES IT ALL
I cittadini dei diversi stati americani votano il candidato presidente, ma i suffragi non vanno direttamente a lui o lei in questo caso, ma a grandi elettori che poi voteranno. Chi ha la maggioranza dei voti in uno stato, per cui basta anche solo un consenso in più delll’avversario, ottiene tutti i grandi elettori di questo. Detto citando gli Abba The winner takes it all, il vincitore prende tutto. Solo Nebraska e Maine assegnano i loro voti, che sono 5 e 4, con il sistema proporzionale, tranne due che sono eletti a livello statale, gli altri vengono da collegi ristretti.
538 GRANDI ELETTORI
I grandi elettori sono in tutto 538, un numero che è la somma dei deputati (435 in base alla popolazione) e dei senatori di ogni Stato (2 per ognuno quindi 100). La California ha 55 grandi elettori perché ha 53 rappresentati alla Camera, il Vermont ne ha 3, perché ha un deputato e due senatori. Tre ne ha anche Washington DC che non manda membri al Congresso. Per arrivare alla Casa Bianca bisogna conquistare 270 grandi elettori.
GLI INFEDELI
I grandi elettori sono tenuti a votare per il candidato alla Casa Bianca cui sono associati nelle schede, ma ci sono stati in passato degli infedeli, elettori che non hanno votato secondo l’indicazione. Michigan e Minnesota hanno una legge che annulla il voto di un Elettore che lo faccia. Questi cambi di voto non sono mai stati decisivi.
UN SISTEMA IMPERFETTO
È successo che il candidato con più voti popolari non arrivasse alla presidenza perché non aveva il maggior numero di grandi elettori che variano da stato a stato in base alla popolazione residente. Nel 2000 il democratico Al Gore aveva avuto mezzo milione di voti popolari in più del repubblicano George W. Bush che ottenne però, grazie ad appena 500 voti di differenza, la Florida e i suoi numerosi grandi elettori. A fermare i conteggi e assegnare la vittoria fu allora la Corte Suprema, che è ora sbilanciata verso i repubblicani. Nel 2016 anche Hillary Clinton ottenne quasi tre milioni di voti in più di Trump, ma perse nel calcolo del collegio elettorale.
SWING STATE
Si chiamano Swing state, stati che ondeggiano quelli che non sono storicamente repubblicani (Texas) o democratici (California). Se per Bush figlio fu decisiva la Florida, nel 1976 fu l’Ohio a portare alla Casa Bianca Jimmy Carter. Proprio dalla posizione democratica o repubblicana dell’Ohio i sondaggisti capiscono la tendenza nazionale. Negli ultimi anni è sempre andato alla Casa Bianca chi ha vinto qui. Gli altri stati in bilico sono Colorado, Iowa, Michigan, Nevada, New Hampshire, North Carolina, Pennsylvania, Virginia e Wisconsin.
PAGANINI NON RIPETE
Le elezioni statunitensi non si ripetono, in nessun caso, e non si saltano. Si votò anche nel 1864, nel pieno della guerra di secessione.
NESSUN ELETTO?
Se nessuno dei candidati ottiene la maggioranza dei grandi elettori è la Camera dei Rappresentanti che sceglie il presidente fra i tre che hanno avuto più voti. Nel 1801 ci fu un caso di pareggio 269 a 269 quando il presidente della Camera assegnò la vittoria a Thomas Jefferson e nel 1825 a John Quincy Adams.
COME SI VOTA
Prima di tutto bisogno registrarsi. Cioè iscriversi nelle liste di chi vuole andare a votare. Ogni stato poi ha la sua forma di voto e la sua scheda. Esisteva fino al 2000 il punched card system, l’elettore doveva fare un foro accanto al nome del candidato prescelto. Le schede erano lette da un sistema computerizzato, velocizzando lo spoglio. Proprio nelle elezioni del 2000 ci furono errori nello spoglio e ci sono adesso sistemi a lettura ottica. C’è chi vota con un touch screen. Dimenticate le vecchie schede e la matita. Dopo aver votato si riceve la spilla di ringraziamento per averlo fatto.
VOTO ANTICIPATO
Esiste, in tutti gli stati tranne 7 e in forme diverse, la possibilità di votare in anticipo, con i seggi aperti già nei giorni precedenti l’elezione e anche per posta. Il Covid ha reso ancora più importante questa possibilità, per evitare assembramenti molti hanno scelto le forme alternative di voto. Quello postale è particolarmente contestato dal presidente Trump che ha più volte parlato di possibili brogli. Quasi 74 milioni di persone hanno già votato negli Stati Uniti, la metà di tutti gli elettori della tornata precedente. C’è la possibilità che non si sappia nella notte del 3 novembre il nome del vincitore perché non tutti gli stati avranno già fatto lo spoglio di questi voti.
VOTO DALLA PRIGIONE
Ogni stato decide in autonomia se far votare chi ha avuto una condanna. In Vermont e Maine votano tutti a prescindere dalla fedina penale. In Florida, Kentucky e Iowa non vota chi ha avuto una condanna. In mezzo tutti gli altri in cui il diritto di voto è legato anche al tipo di reato commesso.
NON SOLO IL PRESIDENTE
Il 3 novembre si rinnovano anche la Camera dei rappresentanti per intero e per un terzo, 34 membri, il Senato: 435 seggi della Camera e 33 sui 100 del Senato. Attualmente la Camera è a maggioranza democratica, il Senato vede i repubblicani in superiorità.
LEGGI ANCHE
Ultimo dibattito Trump-Biden, per ora vince la moderatrice Kristen WelkerLEGGI ANCHE
Elezioni Usa, da Kamala Harris a Hope Hicks: tutte le donne dei PresidentiLEGGI ANCHE
Trump lascia l'ospedale: «Il Covid non deve far paura»