Coronavirus, il dossier segreto sulla fase 3
È già pronto il piano, anzi più di uno, in caso di arrivo una seconda ondata e comunque in vista dei possibili scenari che si presenteranno in autunno. Sono tre nel documento riservato stilato dagli esperti dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute anticipato dal Corriere della Sera. Il Ministro della Salute Speranza ha parlato di linee guida che andranno alle regioni e che costituiranno «l’orizzonte con cui affrontare la fase della ripresa».
Il punto critico, già noto, è l’inizio della scuola che, con il movimento di milioni di persone, farà probabilmente salire la curva epidemiologica. La riapertura potrebbe far salire l’indice di trasmissibilità dello 0,4. Solo a fine agosto arriverà la decisione sull’obbligo di mascherina a scuola, tenendo conto della situazione dell’Rt in quel momento.
I tre scenari stabiliti dagli esperti crescono per gravità. Nel primo si ipotizza una trasmissione localizzata, una situazione simile a quella attuale con focolai e casi sotto controllo. In questo caso è necessario limitare i contagi tracciando chi è venuto in contatto con positivo. Se ci fosse invece un’impennata di casi queste misure diventerebbero più stringenti, ma senza blocchi a livello nazionale. Il terzo scenario è invece quello dei mesi drammatici della primavera con il sistema sanitario sovraccarico.
Sulla base della situazione che si presenta ci sono cinque livelli di intervento a partire dal coordinamento con le Regioni e dal monitoraggio costante della situazione, quello che già viene presentato settimanalmente e che calcola la tenuta delle strutture sanitarie nelle regioni. Al terzo punto c’è la «garanzia di una comunicazione ufficiale»: le regioni devono continuare a fare tamponi e test e a comunicare i dati.
I piani operativi devono essere costantemente aggiornati per i luoghi a rischio: le residenze per anziani e le scuole prima di tutto. Vanno infine rafforzati tutti i presidi sanitari sul territorio. Deve esserci un numero sufficiente di posti letto disponibili «sia per quanto riguarda i reparti ordinari, sia per le terapie intensive». A questo si aggiungono «farmaci adeguati, formazione del personale, dispositivi di protezione in numero sufficiente (le mascherine che a un certo punto sono mancate ndr.)».
Una seconda ondata è considerata possibile e già i dati di questi giorni fanno stare in allerta con un leggero aumento dei casi , che ha portato l’indice Rt a superare il livello di guardia di 1 a livello nazionale. L’età mediana dei casi diagnosticati nell’ultima settimana è ormai intorno ai 40 anni, più bassa rispetto ai mesi più difficili, ma anche più facile da tenere sotto controllo e con minori complicanze.
Con i dati sono stati resi pubblici anche cinque verbali del Comitato tecnico scientifico sui giorni della scelta di istituire la zona rossa per tutta Italia, mentre gli esperti avevano indicato già in precedenza solo alcune zone a maggior rischio. Ancora oggi gli scienziati segnalano che «l’epidemia in Italia non è conclusa». Restano valide tutte le misure di distanziamento: le mascherine, il lavaggio delle mani su tutte. Nel Dpcm di agosto dovrebbe essere ribadito il no alla riapertura di stadi e discoteche, sì invece per fiere e crociere, e dovrebbe esserci l’obbligo di indossare la mascherina fino a fine mese.