Vanity Art View, Patty Carroll: «Scelgo un umorismo surreale per trattare temi femminili complicati»
La prima cosa che colpisce nelle sue opere è l’uso dei colori: saturi, brillanti, complementari, in perfetta sintonia con immagini, tra l’onirico e il tragicomico, intrise di messaggi che invitano a profonde riflessioni sulla realtà femminile. Patty Carroll trasporta l’osservatore all’interno di rappresentazioni ironiche e surreali che mixano realtà e finzione con originale e divertente maestria. Con la sua arte dà vita a piccoli, coloratissimi capolavori fotografici di nonsense, dove il senso, in verità, è sempre riconoscibile e più attuale che mai.
Le opere della serie Anonymous Women ritraggono figure di donne mimetizzate con lo sfondo e l’arredamento della loro casa oppure con un elemento chiave che le circonda, a simboleggiare un processo di simbiosi con quell’ambiente confortevole, che esse stesse hanno provveduto a creare, ma che al tempo stesso le inghiotte, le reprime, le rende “prigioniere” privandole di una loro identità.
Artista e insegnante di fotografia originaria di Chicago, dove è nata nel 1946, ha all’attivo 5 libri fotografici, l’ultimo dei quali Domestic Demise book, pubblicato nel 2020. I suoi lavori sono stati esposti in occasione di mostre personali e collettive in varie parti del mondo, tra cui Cina, Italia e Regno Unito. La serie Anonymous Women, iniziata oltre 20 anni fa, è quella a cui è legata in maniera più personale, nonché la più importante per la tematica femminile che affronta con raffinata e sagace leggerezza. Il suo motto? “Ridi e il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo”.
L’abbiamo intervistata, in occasione dell’uscita del numero di Vanity Fair Italia dedicato al tema #IlSorrisoDelleDonne, inaugurando la nuova rubrica Vanity Art View, una “finestra” che esplora il mondo contemporaneo della fotografia per scovarne i talenti più innovativi, eccentrici, raffinati.
Come descriverebbe il tuo stile creativo?
«Come un coloratissimo stile ibrido fra realtà e finzione. Sebbene il mio percorso formativo nel disegno grafico mi abbia sempre insegnato che “less is more”, io penso invece che “di più è meglio”».
Da dove trae ispirazione per realizzare i suoi lavori?
«Da tantissime fonti! Dalle riviste di arredamento, dall’assurdità di certe notizie di attualità, dal colore saturo nei musical e nei film degli anni ‘50 e ‘60, da altri artisti (specialmente i Surrealisti), da romanzi del mistero e molto altro ancora! I miei primi lavori relativi alla serie Anonymous Women, da cui sono tratte queste immagini selezionate, rappresentano donne nascoste dietro tendaggi e biancheria per la casa (il più delle volte con elementi a sostegno all’interno della foto) e sono tutte fortemente influenzate dal tipico arredamento britannico per interni (ho vissuto a Londra per 4 anni) e dal modo in cui si vestivano abitualmente le suore ai tempi in cui andavo a scuola. Tutto questo lavoro, in ogni sua serie, tratta delle donne e della loro identità mescolata alla vita domestica».
Pensa che l’umorismo possa essere un mezzo per aumentare il potere delle donne?
«Sì, forse addirittura il mezzo migliore! Le donne sono i soggetti più “umani” dell’umanità. Abbiamo una naturale capacità intuitiva e un’empatia reciproca. Forse proprio grazie a questo siamo anche capaci di ridere di noi stesse e degli altri senza nuocere. Mia madre aveva un senso dell’umorismo malvagio e sarcastico che ha portato l’intera famiglia a superare tutti i tipi di difficoltà! Credo che possedesse una capacità innata nel saper cogliere debolezze e sfumature del comportamento umano. C’è un vecchio motto che dice: “Sarebbe divertente se non fosse così triste!”. L’aspetto tragicomico della vita è importante tanto quanto gli eventi reali. Inoltre, poiché le donne spesso non sono viste come figure potenti (grande errore, secondo me!) l’umorismo è un modo perfetto per smascherare, rivelare e portare delicatamente alla luce questioni importanti. Naturalmente, anche semplicemente scherzare è divertente. Nelle mie fotografie cerco spesso di trattare temi difficili usando l’umorismo o un approccio divertente.
Per esempio, nell’immagine Newsie, c’è una figura stesa sul pavimento con una pila di giornali. È stata ispirata dal fatto che riceviamo oggi talmente tante notizie da così tante fonti (tv, radio, e-mail, blog, newsletter, Facebook e tantissimi siti web) che ne siamo letteralmente travolti! Un altro esempio è l’immagine di Golden Girl: si ispira al fatto che Trump possiede un bagno d’oro, il che è totalmente ridicolo! In risposta, ho realizzato la foto di una donna narcisista seduta su una toilette dorata che osserva se stessa in modo inespressivo, circondata da cornici vuote».
Crede nel fatto che il mondo femminile abbia compiuto dei progressi grazie ai sorrisi delle donne?
«Sì! C’è un vecchio proverbio, credo proprio di origine italiana, che dice: “Il miele cattura più mosche dell’aceto”. Metaforicamente intende dire che se vuoi ottenere qualcosa è più facile raggiungerla sorridendo e parlando dolcemente anziché urlando. Le donne sono particolarmente esperte in questo senso e comprendono la potenza del parlare in modo semplice e sorridente per introdurre un’idea importante o difficile. La celebre canzone “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù… Tutto brillerà di più” è un perfetto esempio di come i sorrisi delle donne rendano la vita più sopportabile, specialmente quando sorgono complicazioni».
A quali progetti sta lavorando in questo momento?
«Sto continuando la serie “Anonymous Women” nel mio studio di Chicago. Tuttavia, poiché devo dividere il mio tempo tra Chicago e Kansas City, qui ho realizzato delle immagini in still-life e piccole installazioni di oggetti domestici. Mi interessano le cose che le donne raccolgono e di cui si circondano nelle loro abitazioni: richiamano il significato della parola “casa” e attribuiscono grandi ricordi e significati a piccoli oggetti altrimenti privi di importanza».