Il principe indiano gay: «Diseredato e depresso. Oggi apro il Palazzo alla comunità Lgbtq»
La sofferenza causata dalla discriminazione, lui – purtroppo – la conosce benissimo. È stato costretto a sposare una donna cadendo depressione, e quando finalmente ha avuto il coraggio di fare coming out, è stato diseredato e ripudiato pubblicamente dalla sua famiglia. Manvendra Singh Gohil, principe dello Stato indiano di Rajpipla, oggi è un’icona, in quanto primo nobile al mondo ad aver ammesso la propria omosessualità.
Intervistato dal New York Times ha riavvolto il nastro della sua vita, tornando con la mente a quel triste matrimonio datato 1991 con la principessa Yuvrani Chandrika Kumari di Jhabua: «Furono nozze volontarie, non avevo mai avuto modo di passare del tempo da solo con una ragazza», ha rivelato Manvendra Gohil. «Mi accorsi quindi soltanto dopo che non ero interessato sessualmente dalle donne, non c’era attrazione fisica».
Con lei ci stava bene, ma era un rapporto da amici, così una sera le ha raccontato tutto: decisero subito di divorziare e lui cadde in depressione, rivelando soltanto al padre e alla madre il motivo di quella rottura. «I miei genitori pensavano che la scienza potesse trovare una cura all’omosessualità, poi hanno tirato in ballo la religione». Niente, quindi il principe ha preso coraggio e ha fatto coming out su un giornale.
Apriti cielo! La famiglia l’ha diseredato e ripudiato pubblicamente, gli sono arrivate minacce di morte, lui ha addirittura tentato il suicidio ingoiando una proiettile: «Ero confuso, forse pensavo che sarei soffocato». Per fortuna non è andata così, perché Manny – come lo chiamava la nonna – ha contribuito alla trasformazione dell’India: nel settembre 2018, infatti, la Corte Suprema ha stabilito che l’omosessualità non è più un reato.
Un trionfo per il principe, oggi 55enne, che stando a quello che dice il padre maharaja è stato riaccettato dalla famiglia: nel 2013 ha sposato l’americano DeAndre Richardson e insieme portano avanti la fondazione Lakshya, dedicata all’educazione e alla prevenzione dell’AIDS. Inoltre Manny è in procinto di aprire le porte della suo enorme Palazzo a chiunque non abbia un posto dove andare dopo aver fatto coming out.
«Ho una grande casa e so quanto sia importante in alcuni momenti avere un luogo sicuro dove stare». La lotta di Manny contro l’omofobia continua.