Brexit, le nuove regole (a punti) per entrare nel Regno Unito
Boris Johnson dice che non si vuole sbarrare la porta a nessuno, ma qualche paletto in più rispetto al passato la nuova legge sull’immigrazione, figlia della Brexit, lo mette per chi vuole entrare nel Regno Unito. La normativa diventerà operativa dal primo gennaio, quando finirà il periodo di transazione, anche se ancora non sono nero su bianco gli accordi fra Unione Europea e Regno Unito per il divorzio.
«Riprenderemo il controllo del nostro sistema di immigrazione», ha detto il premier britannico, «non andremo semplicemente a sbarrare i cancelli e a impedire a chiunque da qualsiasi posto di entrare in questo Paese. Laddove la gente può contribuire a questo Paese, fare grandi cose, avremo un sistema umano e sensibile». In realtà per gli europei cambia molto visto che da gennaio saranno equiparati a tutti gli immigrati extracomunitari.
Il nuovo sistema britannico di immigrazione sarà a punti. Per avere il visto di ingresso ne servono 70. Di questi 50 devono venire da un’offerta di lavoro quindi non si potrà arrivare a Londra senza averne già uno, dalla capacità di parlare l’inglese e dal livello di istruzione che deve essere almeno un diploma di scuola media superiore.
I punti restanti possono venire dallo stipendio, da un dottorato di ricerca o da lavori in settori in cui c’è carenza di addetti. Il salario deve essere di almeno 25.600 sterline l’anno, che in euro sono 28.500 al cambio attuale, con uno sconto del 30% per gli under 26. I settori in cui manca il personale sono in particolare quelli del settore medico e infermieristico e agli assistenti sociali.
I lavoratori altamente qualificati devono dimostrare di avere stipendi più alti. C’è il via libera per quanti sono considerati di particolare interesse per la ricerca e per il mondo dell’arte. Gli studenti avranno il diritto di restare fino a due anni dopo la laurea per poter trovare un lavoro. I visti turistici dureranno sei mesi.
Obiettivo del governo di Londra è far cessare l’arrivo di immigrazione non qualificata, lasciando invece la porta aperta a quella con più alto titolo di studio e livello culturale. Per la forza lavoro non qualificata, sempre secondo l’esecutivo britannico, le aziende dovrebbero rivolgersi agli inglesi, anche in settori che da tempo sono appannaggio degli immigrati.