La nuova casta
Ecco, è arrivato il momento: ora i maiali di Orwell non li distingui più. Ora camminano eretti, indossano abiti di buona foggia e buon taglio, si gonfiano di cibo e di whisky e cantano e tirano pugni sui tavoli fino a notte. Rido incantato della loro sbalorditiva, fiabesca inconsapevolezza. Era tutto scritto ma loro non l’avevano letto, e continuano a non leggerlo. Troppo impegnati a godere di sé, chiusi a doppia mandata nella casa padronale, ma non è un modo di dire: sono rimasti fino a poche ore fa dentro la villa della burbanza aristocratica settecentesca, Villa Doria Pamphilj, e tutto il mondo fuori. Avevano da vedersi coi potenti e i famosi, discutere di questioni alte e dirimenti è stato felicemente definito il nostro Bilderberg, ma un Bilderberg della terza media. Come sono lontane le ridicolaggini dello streaming, della casa di vetro, hanno messo su una turrita casta dei miracolati che è uno spasso, alla sera compaiono in giardini lussureggianti con sfondo coreano a comunicare le doviziose prospettive, il doppiopetto è la garanzia di serietà e verità. Abbandonano il luogo del gravoso impegno in auto blu – sciami di auto blu! – e si concedono qualche ora di meritato riposo dietro le dune esotiche di Sabaudia, o in marmorei alberghi di Capri con vista sui faraglioni. Li riabbracceremo presto nei talk, che erano il luogo dell’ipnosi oppiacea, e sono diventati il quotidiano palco sul Paese da cui dichiarano sé autori di pagine storiche. La rivoluzione digitale delle leggi del popolo scritte dal popolo sulla piattaforma Rousseau sono un souvenir dei tempi pionieristici, ora si scandaglia il grande fondale del cavillo per riemergere al mondo con l’abolizione del doppio mandato, in vista del terzo e del quarto, ossia di un andreottismo purtroppo senza Andreotti.