Bianca Nappi: «Il messaggio della serie? Perfetto in questa crisi»
Parte oggi, 23 aprile, su Raiuno, la serie Vivi e lascia vivere, 12 episodi che andranno in onda in sei serate, due alla volta.
La protagonista è Elena Sofia Ricci e, al suo fianco, c’è l’attrice Bianca Nappi che, con la Ricci aveva già lavorato in Mine vaganti di Ferzan Ozpetek.
La Nappi aveva cominciato a lavorare anche a un nuovo progetto, sospeso come tanti altri per l’emergenza coronavirus. «Si tratta dell’episodio di un film, Selfie mania, con Milena Vukotic, che interpreta mia madre, una signora di una certa età che, a un certo punto, perde la testa per i social. L’idea era di presentarlo in anteprima a un festival di cinema. Ma, ovviamente, nessuno sa più dove e quando».
Cinema, Tv, tutti i set sono sospesi…
«Per chi lavora nel mondo dello spettacolo è una fase di grande vaghezza».
Ma lei, dal punto di vista personale, come sta vivendo il lockdown?
«Le prime due settimane sono state una sorta di film horror. Come per molti, credo: un misto di sorpresa e di rabbia per quello che si sarebbe potuto fare in tempo e non si è fatto».
E poi?
«Mi sono adattata. Alla fine, abbastanza bene. Più che mai trovo che avesse ragione Darwin quando disse: “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”. È verissimo. Noi essere umani finora ce l’abbiamo fatta non certo perché eravamo più forti, per dirla una, dei leoni».
Torniamo alla serie Tv. Che cosa può dirmi del suo personaggio?
«Rosa è l’opposto della protagonista, Laura, il personaggio di Elena Sofia Ricci. Tanto Laura è una donna volitiva, capace di trovare soluzioni anche sorprendenti, tanto Rosa è schiava di certe convenzioni, incapace di ribellarsi a un matrimonio complicato. Trovo che il mio personaggio fotografi una parte del mondo femminile, quella che per quieto vivere o mancanza di fiducia nelle proprie capacità, accetta situazioni che, in realtà, si potrebbero cambiare. Il senso di tutta la serie sta proprio lì: si può cambiare, basta volerlo. Che mi sembra un messaggio perfetto per i tempi che stiamo vivendo».
Com’è stato lavorare con il regista Pappi Corsicato?
«Questo per lui è primo progetto per la Tv. Lo conoscevo come regista di film che ho amato tantissimo come I buchi neri. Ero elettrizzata all’idea di lavorare con lui e lo farei di nuovo domani».
Come vede il futuro per il mondo dello spettacolo?
«Il problema è serio. Bisognerà capire in che modo riorganizzare il lavoro in sicurezza. Bisogna cambiare modo di girare. Ci si sta già pensando, ma questo comporterà costi più alti e tempi di lavorazione più lunghi. E anche le storie, di conseguenza, dovranno essere riviste. A questo proposito, mi chiedo quanti film, serie Tv che arriveranno, parleranno in un modo o nell’altro del periodo che stiamo vivendo. Di spunti ce ne sono tanti».
Qualcuno, in realtà, ci sta già lavorando.
«Sì. Per esempio, c’è il documentario dell’attore Renato Marchetti, s’intitola Condividi e sarà un collage di storie, venti secondi ciascuna, in cui ognuno può raccontare un dettaglio del proprio lockdown».
Anche Gabriele Salvatores sta preparando un film sul coronavirus in Italia.
«Esatto. Lo stesso Muccino che ha pubblicato il suo indirizzo email chiedendo a tutti di inviargli storie di quarantena».
In queste settimane lei che cosa guarda in Tv, sulle piattaforme di streaming?
«Le prima settimana come tutti ho seguito i telegiornali e le trasmissioni Tv, ma dopo un po’ mi sono stufata. Cerco informazioni solo sui siti ufficiali come l’Istituto superiore di sanità. Trovo che in Tv la comunicazione sia diventata ossessiva e i messaggi molto confusi, con esperti che dicono ognuno una cosa diversa».
Film, serie TV?
«Mi sto riguardando tutti i film di Alberto Sordi. Perché era un genio e perché mi fa ridere, mi tiene su di morale».
Lei ha un bambino di un anno. Come gestisce il lockdown di suo figlio?
«Gli ho comprato la mini-mascherina ma, ovviamente, non se la vuole mettere e, comunque, di portarlo fuori non me la sento. Anche per lui non è stato facile adattarsi. Era abituato ad andare al nido, le prime settimane era piuttosto nervoso. Pensare a tutti i bambini che non possono uscire mi mette una grande tristezza».
È preoccupata per il futuro?
«Cerco di non pensarci. Uno dei motivi per cui sono diventata mamma tardi è mi sono sempre chiesta se fosse giusto mettere al mondo un bimbo in un mondo difficile come questo. E ora mi devo confrontare concretamente con le mie paure».
Domanda classica in tempi di quarantena: qual è la prima cosa che farà quando si potrà di nuovo uscire?
«Andare a casa mia in Puglia. Mia madre è rimasta lì da sola. Da settimane ormai parliamo solo su Skype».