Coronavirus, il parto di Gloria ricoverata e col casco per respirare
«Sapete qual è la cosa che ora mi fa più male? Non aver ancora potuto stringere tra le braccia, da quando è nata, la mia bambina. Quello mi strazia. Il resto è passato». Sta bene ormai da una settimana Gloria, ma ancora non ha abbracciato la figlia appena nata. Non lo ha potuto fare perché è risultata positiva al coronavirus, come ha raccontato al Corriere della Sera.
«È stata dura e ho avuto paura. Sia per me che per mio marito e l’altra mia figlia di un anno. Ho pensato fossero anche loro positivi e che lo fosse anche la piccola in pancia. E poi ho avuto il terrore di lasciarli, di diventare una tacchetta sulla conta serale di quello che ormai sembra un bollettino di guerra. Non lo dimenticherò mai».
Gloria vive a Dogliani, in provincia di Cuneo, e ha partorito nel pieno dell’emergenza, il 15 marzo. «Ancora non mi spiego come sia accaduto. Essendo a termine gravidanza sono stata in due ospedali per ecografia e visita, il 4 e il 6 marzo. Sono stata male il 9 la prima volta, quando tutta la mia famiglia ha avuto i primi sintomi. Per fortuna mio marito e la mia prima bimba di un anno sono asintomatici, ma positivi, ora negativizzati. Io e mia nonna invece siamo ancora entrambe ricoverate. Per far nascere la piccola mi hanno dovuto sottoporre a cesareo. Non avrei superato un eventuale travaglio e con la piccola in pancia non avrebbero neanche potuto intervenire con rx e terapie varie».
È lei stessa a raccontare i momenti durissimi delle giornate passate in ospedale, dove ancora si trova. Non indosserà mai più un casco in vita sua dopo aver portato quello per la respirazione, «un dannato sacco di plastica nella quale ho tenuto la testa per 6 maledetti giorni, 140 ore, 8640 minuti». Sa cosa ha perso con questa malattia. «Mi sono persa la prima parte della vita di mia figlia, quella parte dell’imprinting materno, quella dell’odore di neonata, il primo bagnetto, il moncherino del cordone ombelicale, mi sono persa i suoi primi sguardi, non l’ho vista mentre tirava su la testolina la prima volta. Questo inferno non lo potrò dimenticare. Mi procurerà incubi per tutta la vita».
Il suo messaggio è per i genitori che vogliono uscire con i bambini in questi giorni. «Voglio dire a chi vuole uscire che ogni passeggiatina può costargli decine di buchi nelle arterie e nelle vene. E ricordare che quelli nelle arterie sono dolorosi da impazzire e che ancora adesso che a me non li fanno più…Ricordatevi di essere genitori. E che i vostri figli non sono immuni. Lo dico perché voglio un pizzico di bene ad ognuno di voi, perché magari ho fatto cantare i vostri figli, o perché magari mi avete sentita cantare in quella meravigliosa chiesa, ormai chiusa, che riaprirà chissà quando. Salvatevi, ne avete le armi, basta stare a casa il più possibile. E se ancora volete uscire, fatelo. In casa, appena potrò, io ci starò volentieri».