Coronavirus, i sindaci italiani arrabbiati con chi esce ripresi dal New York Times
È una battaglia che i sindaci italiani combattono porta a porta quella contro il coronavirus. Anzi panchina dopo panchina, giardinetto per giardinetto. È una battaglia per far restare in casa i concittadini che proprio non vogliono saperne di seguire le regole della quarantena. I loro sfoghi e le loro ordinanze sono finiti sui social e stanno spopolando.
https://twitter.com/protectheflames/status/1241696164782669824A creare la complation è stato l’account Twitter @protectheflames e i suoi video sono stati rilanciati dal New York Times e da altri tanto da arrivare a più di 4 milioni di visualizzazioni. I sindaci italiani infuriati sono virali e portano risate.
https://twitter.com/protectheflames/status/1242190140757458945Novelli sceriffi i primi cittadini e i governatori delle regioni minacciano punizioni draconiane e lamentano comportamenti scorretti. Girano da giorni in rete le immagini di Antonio Decaro che insegue i cittadini di Bari sul lungomare. È lui che ha fatto bloccare gli accessi alle panchine. Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, ha minacciato di mandare i militari con il lanciafiamme contro chiunque accenni a organizzare feste. «Mi arrivano notizie che qualcuno vorrebbe preparare la festa di laurea. Mandiamo i carabinieri, ma li mandiamo con i lanciafiamme».
https://twitter.com/dreaminhogvarts/status/1241304467741577216Nella raccolta c’è anche il primo cittadino di Messina, Cateno De Luca, che minaccia ordinanze con il divieto di calpestare il suolo pubblico. C’è chi si chiede come siano diventati tutti podisti e chi racconta di cani con la prostata infiammata.
Ci sono anche Antonio Tutolo, sindaco di Lucera, che se la prende con chi fa andare la parrucchiera a casa e Giuseppe Falcomatà, primo cittadino di Reggio Calabria. «Ho incontrato un nostro concittadino, che amabilmente faceva la corsetta su e giù per la strada, accompagnato da un cane visibilmente stremato. L’ho fermato e gli ho detto: “Guarda che questo non è un film, tu non sei Will Smith in Io sono leggenda. Vai a casa».