Coronavirus, quali farmaci è meglio evitare e quali invece si possono usare
Dopo la pericolosa fake news sull’efficacia della Vitamina C per prevenire e curare il Coronavirus diventata virale su Whatsapp nelle scorse settimane, in Rete ci si interroga sulla possibile interazione di alcuni farmaci con il virus Covid-19. In particolare, l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene. Cerchiamo di fare chiarezza, soprattutto per quanto riguarda l’automedicazione. «Attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da Covid-19. L’Ema sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia», ha dichiarato l’Agenzia euopea per i medicinali (Ema). «All’inizio del trattamento della febbre o del dolore in corso di malattia da Covid-19 i pazienti e gli operatori sanitari devono considerare tutte le opzioni di trattamento disponibili, incluso il paracetamolo e i FANS. Ogni medicinale ha i suoi benefici e i suoi rischi come descritto nelle informazioni del prodotto e che devono essere prese in considerazione insieme alle linee guida europee, molte delle quali raccomandano il paracetamolo come opzione di primo trattamento nella febbre e nel dolore». L’Ema ha comunque sottolineato l’importanza e la necessità di condurre tempestivamente studi epidemiologici, al fine di fornire adeguate evidenze sugli effetti dei FANS sulla prognosi della malattia da coronavirus.
IBUPROFENE E FARMACI ANTINFIAMMATORI
Ad aver scatenato il dibattito sull’ibuprofene è stato ministro francese della Salute, Olivier Véran con una dichiarazione pubblicata su Twitter: «Prendere farmaci antinfiammatori, come quelli a base di ibuprofene o di cortisone potrebbe essere un fattore aggravante dell’infezione da nuovo coronavirus. In caso di febbre, prendete del paracetamolo. Se siete già sotto antinfiammatori, o in caso di dubbio, chiedete consiglio al vostro medico», ha scritto. Il tweet è diventato presto virale, confondendo la popolazione su cosa sia giusto fare a casa. Secondo l’Agenzia nazionale per la Sicurezza dei farmaci francese, gli antinfiammatori potrebbero mascherare una eventuale infezione in corso e potenzialmente aggravare la situazione. Il timore nasce dal fatto che, in teoria, questi farmaci hanno un effetto di depressione della risposta immunitaria. Tesi portata avanti anche da uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet, che ha avanzato l’ipotesi che alcuni farmaci, incluso l’ibuprofene, possano rappresentare un rischio per i pazienti con Covid-19.
«Ad oggi non c’è nessun avviso da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità che ci dica di non usare l’ibuprofene o di sospendere la terapia in quei pazienti che lo usano per dolori cronici», afferma il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. «Come farmaco antipiretico, però, è meglio il paracetamolo dell’ibuprofene». Con una nota, l’Oms ha chiarito infatti cosa fare in caso di automedicazione: «Le persone che sospettano un contagio da coronavirus non dovrebbero assumere l’ibuprofene senza consultare un medico». Il portavoce dell’Oms Christian Lindmeier ha dichiarato, in conferenza stampa a Ginevra, che non ci sono studi recenti che collegano il farmaco antinfiammatorio con un aumento dei tassi di mortalità, ma che gli esperti stanno indagando per far luce sulla questione. «Raccomandiamo il paracetamolo, non l’ibuprofene, per l’automedicazione».
FARMACI ANTIPERTENSIVI (ACE-INIBITORI E SARTANI)
Anche sull’uso di farmaci antipertensivi, l’Agenzia italiana del farmaco ha smentito che possano peggiorare l’infezione da coronavirus e che non c’è nessun motivo di modificare o sospendere eventuali terapie in corso. In una nota ufficiale, l’Aifa ha spiegato che ad oggi non esistono prove, basate su studi clinici o epidemiologici, sul presunto effetto di questi farmaci in Covid-19. «L’Agenzia italiana del farmaco, in merito al presunto effetto di terapie a base di medicinali anti-ipertensivi appartenenti alla classe degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE inibitori), o degli antagonisti del recettore per l’angiotensina II (sartani), sulla trasmissione e sull’evoluzione della malattia da coronavirus (Covid-19), intende precisare che ad oggi non esistono in merito evidenze scientifiche derivate da studi clinici o epidemiologici, ma solo ipotesi molecolari verificate con studi in vitro. Pertanto, in base alle conoscenze attuali, si ritiene opportuno raccomandare di non modificare la terapia in atto con anti-ipertensivi (qualunque sia la classe terapeutica) nei pazienti ipertesi ben controllati, in quanto esporre pazienti fragili a potenziali nuovi effetti collaterali o a un aumento di rischio di eventi avversi cardiovascolari non appare giustificato».
«Alcune osservazioni hanno rilevato che gli Ace-inibitori che agiscono proprio sul recettore ace2, lo stesso recettore a cui si lega il virus, risultino facilitanti e non bloccano l’infezione», spiega Pregliasco. «Ma si tratta solo di osservazioni preliminari e anche la Società italiana dell’ipertensione ha ribadito che sono solo osservazioni e che non bisogna cambiare terapia».
VITAMINA C PER IL SISTEMA IMMUNITARIO
«Non è assolutamente necessario prendere dosi massicce di vitamina C perché non c’è alcuna evidenza che rafforzi il sistema immunitario o che addirittura in qualche modo c’entri con il covid-19», afferma il virologo. La vitamina C rimane, quindi, solo un buon antiossidante e vale il principio di incorporarla all’interno di una alimentazione sana ed equilibrata. Sul coronavirus che provoca la malattia si sa ancora poco e i metodi per contrastarlo sono in via di sperimentazione, sia clinica sia in laboratorio.
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