Le registe di «Luna Nera» di Netflix: «La forza delle donne non è una minaccia, ma una risorsa»
Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi hanno fatto un patto. Non lo hanno recitato in cerchio come le protagoniste di Luna Nera, nascoste in una grotta umida e inospitale, ma davanti a un tavolo da lavoro ricoperto da fogli protocollo e da un fitto reticolato di prolunghe e di prese di corrente: «Ci siamo scelte, siamo qua e, adesso, ci mettiamo al lavoro». A poche ore dal rilascio di Luna Nera, la terza serie originale italiana di Netflix prodotta in collaborazione con Fandango, le tre registe custodiscono dentro di loro tutta la responsabilità e l’euforia di fare parte di qualcosa che fino ad ora non era mai stato tentato prima: un progetto innovativo che dà a tre donne la libertà assoluta nella scrittura e nella realizzazione, nella scelta del cast e nella messa a punto dei dettagli.
https://www.youtube.com/watch?v=hlvnM8tiGP0L’idea di trasporre il romanzo di Tiziana Triana in una serie è arrivata a Francesca Comencini a bordo di un treno diretto a Locarno, ben consapevole dei rischi nei quali sarebbe potuta incorrere: «Realizzare un fantasy era già di per sé una sfida importante per noi italiani. È un genere perlopiù coltivato dalla cinematografia anglosassone e americana e ci occorrevano delle conoscenze tecniche e dei budget importanti che non eravamo sicure di avere» racconta stupita di come tutto si sia sbrigliato così in fretta: «Non mi sarei mai aspettata che Netflix fosse subito entusiasta della nostra idea e ci desse carta bianca su tutto. È una cosa che mi ha proprio preso alla sprovvista». Da qui la scelta di includere Susanna Nicchiarelli e Paola Randi nel progetto: è la prima volta che tre registe italiane mettono le mani in pasta su un progetto che si concentra sulle donne e che vede molte donne impegnate dietro le quinte: dalle sceneggiatrici Laura Paolucci e Francesca Manieri alla montatrice Ilaria Fraioli; dalla costumista Susanna Mastroianni alla scenografa Paola Comencini. «È un lavoro di squadra: quando sei la regista di un film sei molto sola, ma quando realizzi una serie tv diventa tutto un’esperienza incredibile. Ti siedi e capisci le cose che sono da scegliere insieme e le altre che riguardano solo te» spiega Nicchiarelli mentre Randi aggiunge che lavorare a stretto contatto con le colleghe è stato esaltante perché Francesca, che ha anche supervisionato la direzione artistica di Luna Nera, «è una grande capitana che ci ha chiesto di esprimere la nostra identità e di valorizzare i nostri punti di vista. È come se avesse apparecchiato una tavola straordinaria dove io e Susanna avremmo potuto felicemente banchettare».
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«Luna Nera»: cosa sappiamo della nuova serie italiana di NetflixLe puntate della serie, che si concentra sulla vita di Ade, una ragazza accusata di stregoneria nell’entroterra laziale del 1600 che trova in una comunità di donne la famiglia che non ha mai avuto, sono divise in maniera equa: le prime due alla Comencini, quelle di mezzo alla Nicchiarelli e le ultime due alla Randi. «Sulla regia delle nostre puntate abbiamo avuto una grande libertà stilistica: il fatto che ci alternassimo era qualcosa di divertente perché l’importante per noi era garantire una sorta di omogeneità all’intera opera» riprende Nicchiarelli mentre Francesca sottolinea che lavorare insieme non è sempre stata la passeggiata di salute che ci si potrebbe immaginare: «Certe volte abbiamo avuto dei confronti aperti in cui non eravamo d’accordo, ma è come se avessi sentito dal nostro primo incontro di aver stretto con loro un patto di lealtà e di fiducia molto profondo». Insomma, lo stereotipo che dice che le donne non possono lavorare insieme perché finiranno prima o poi con l’accapigliarsi è demolito su tutta la linea: «È insopportabile quando lo dicono. Siamo tre donne determinate che hanno un temperamento forte, ma questo non vuol dire prendersi per i capelli» insiste con forza Comencini, convinta, così come le altre colleghe, che Luna Nera sia una serie trasversale, assolutamente inclusiva non solo verso le donne, ma verso tutti.
«Non è una serie indirizzata solo alle donne, ci mancherebbe altro. Mi viene in mente Ghostbusters, che è un film che abbiamo visto un po’ tutti, donne e uomini. Non credo che la nostra tematica sia selettiva, ma universale: è una serie che parla di persone perseguitate che hanno finalmente la possibilità di cambiare il loro destino» racconta Randi mentre accarezza la sua gatta, Tiburtina. «Spero che in futuro ce ne siano altre di serie come Luna Nera perché il vantaggio di sposare progetti al femminile è proprio quello di raccontare cose che finora non sono state mai affrontate, come la diversità e l’inclusione» rimarca Nicchiarelli. L’azzardo, naturalmente, è stato duplice per due motivi: la scelta del genere fantasy – «È rarissimo che offrano a una regista donna l’opportunità di dedicarsi a un mondo tradizionalmente legato a un immaginario maschile», fa Randi – e alla valorizzazione di tutte le bellezze che l’Italia custodisce gelosamente – «Quello che gli altri Paesi devono costruire con la cartapesta, noi ce lo abbiamo in pietra», continua Nicchiarelli. Che cosa vogliano che la serie susciti nel pubblico – Luna Nera sarà disponibile in tutti i 190 Paesi nei quali Netflix è attivo a partire dal 31 gennaio – è facile a dirsi: sperare che i ragazzi si appassionino alla storia e si chiedano come vada a finire. «Vorrei che abbiano voglia di vedere una seconda stagione» azzarda Susanna mentre Paola confida nel fatto che i più giovani colgano il senso ultimo della serie: «Soprattutto quello del riscatto e dell’accoglienza e appartenenza a un gruppo». L’ultima parola spetta a Francesca: «Mi piacerebbe che questa serie fosse una palestra per allenare i giovani a capire che cosa sia davvero la forza delle donne, che non minaccia nessuno ma che, anzi, è una ricchezza per tutti». Che è un po’ quello che, nella quinta puntata di Luna Nera, dice il personaggio di Leptis: «La vera forza e il vero potere non hanno bisogno dei sigilli di un uomo». Amen.
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