30 gennaio 1945: 75 anni fa le donne conquistarono il diritto di voto
Quella di oggi è una ricorrenza storica: 75 anni fa, il 30 gennaio 1945, le donne italiane conquistarono finalmente il diritto di voto. Furono Palmiro Togliatti del Partito Comunista e Alcide De Gasperi della Democrazia Cristiana a proporre, in una riunione del Consiglio dei Ministri, di affrontare il tema, in quanto «inevitabile». Non tutti, come ad esempio i membri del Partito liberale, del Partito d’Azione e del Partito Repubblicano, erano d’accordo. Ma il giorno dopo, il 31 gennaio, fu emanato il decreto: il suffragio femminile era esteso a tutte le donne sopra i 21 anni, tranne che alle prostitute schedate, mentre l’eleggibilità delle donne venne sancita in seguito, con il decreto del 10 marzo 1946.
Le donne italiane votarono per la prima volta il 2 giugno del 1946, in occasione del referendum istituzionale monarchia-repubblica. Ma alcune furono chiamate alle urne qualche mese prima, per le amministrative comunali: per la prima volta nella storia furono elette due donne sindaco: Ada Natali (a Massa Fermana) e Ninetta Bartoli (a Borutta).
Un diritto, quello del voto, sostenuto anche dal Vaticano, secondo cui si trattava anche di un dovere: «Ogni donna, dunque, senza eccezione, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente», aveva dichiarato papa Pio XII, «di entrare in azione per contenere le correnti che minacciano il focolare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e compiere la sua restaurazione».
Il movimento che diede impulso alla lotta per il diritto di voto fu quello delle Suffragette inglesi: già 1832, in Gran Bretagna, venne concesso il suffragio femminile, anche se all’inizio solo nelle elezioni locali, e il 2 luglio 1928 il diritto fu esteso a tutte le donne inglesi. Ma il primo Paese ad ottenere il suffragio universale fu la Nuova Zelanda: tutte le donne della nazione furono chiamate al voto già a partire dal 1893.
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