Il gioco del mondo
Tornando da una breve vacanza a Berlino, in quel limbo del decollo in cui non si possono usare i device, ho letto sulla rivista della compagnia aerea Easy Jet l’articolo scritto da una donna che per lavoro da molti anni prepara le guide dei viaggi più spericolati e avventurosi del pianeta, tipa tostissima e selvatica che pratica sport estremi, dorme per terra tra gli scorpioni e ha persino rischiato di essere divorata dai cannibali. A questa tizia, immagino per motivi promozionali, hanno offerto una vacanza in un lussuoso hotel a cinque stelle, mi pare alle Baleari, dove per una settimana non doveva fare altro che mangiare, bere e starsene sdraiata in piscina, esperienza che non aveva mai fatto in vita sua.
Il racconto del suo straniamento e della sua difficoltà a rilassarsi erano molto divertenti, così come il rovesciamento dei ruoli: di solito nei vari reality show il meccanismo è opposto, con risultati altrettanto buffi ma ormai già visti e scontati. Mentre il suo disagio tra le comodità di una vacanza pigra e stanziale un po’ alla volta lasciava il posto alla comprensione del punto di vista di chi è abituato a fare cose diverse e a una riflessione sull’adrenalina alla quale il suo stile di vita l’aveva abituata.
Alla fine la donna faceva amicizia con vicini di tavolo ai quali in passato non avrebbe neanche rivolto la parola e tornava alle sue avventure adrenaliniche col proposito di prendersi ogni tanto una pausa per oziare e rilassarsi senza doversi continuamente mettere alla prova.
Mi sono detta che in questo 2020 così simmetrico e promettente dal punto di vista onomatopeico (Ventiventi suona benissimo) tutti dovremmo fare almeno per un breve periodo un’esperienza di vita diametralmente opposta a quella a cui siamo abituati, per cercare di comprendere meglio il punto di vista degli altri e magari anche noi stessi.
Io, che ne so, dovrei fare una vita supersportiva: ogni giorno corsa, palestra, dieta proteica, pesi. E tutti i fine settimana sci escursioni o camminate.
Il mio amico pisano dovrebbe guardare dalla mattina alla sera i programmi Mediaset. Mio nipote sardina dovrebbe postare selfie col segretario della Lega. Il macellaio motociclista potrebbe diventare un ciclista vegano, la blogger di libri una fashion influencer, lo spettatore di Propaganda Live un fan di Mario Giordano e così via. Mi rendo conto che gli esempi sono manichei e che ci sono fashion blogger appassionate di letteratura, ma si fa per capirsi. E per dire che – ora che il trentennale dalla caduta del Muro lo abbiamo festeggiato – il Cambiamento del Mondo non può passare che dal mettersi ogni tanto nei panni degli altri ed essere disposti a cambiare la nostra prospettiva. Se non per convinzione o empatia, almeno per gioco
(Daria Bignardi, giornalista e scrittrice. Il suo ultimo libro è Storia della mia ansia (Mondadori, 2018). Dal 16 ottobre, su Nove in prima serata, conduce il programma L’assedio).