«Tolo Tolo»: Checco Zalone batte se stesso al box office
Il peso dell’aspettativa c’era e immaginare che Luca Medici, in arte Checco Zalone, abbia passato il Capodanno in bianco, divorato dall’ansia per i risultati al botteghino, è più che comprensibile. Il dubbio, però, viene spazzato via con un colpo di spugna in meno di ventiquattro ore perché Tolo Tolo, il film che segna il debutto alla regia del comico pugliese dopo una lunga collaborazione con Gennaro Nunziante, non solo polverizza tutti i titoli della concorrenza, ma fa anche meglio di Zalone stesso. La pellicola, nel suo primo giorno di programmazione, ottiene, infatti, la bellezza di 8.668.926 euro superando Quo Vado, che nel 2016 ne ottenne 6.852.291.
https://www.youtube.com/watch?v=SmH2ZZy0dUIMiglior debutto di sempre, quindi. In appena un giorno, Tolo Tolo ottiene quasi la metà di quanto incassato da Frozen 2 in poco più di un mese (18.089.557 euro fino al 31 dicembre), indicatore che il cinema italiano è ancora vivo e vegeto e che la curiosità intorno al film, alimentata dalle polemiche piombate addosso al videoclip Immigrato, sono servite per accrescere il cosiddetto «effetto curiosità.» A Zalone, però, che la gente si soffermi sul lato politico del film interessa poco: «Voglio che si veda il cuore, che si capisca che sono autentico e che non sono mai ruffiano», rivela in un’intervista a Repubblica rifuggendo anche l’etichetta di «furbo»: «Per fare un film così costoso, pieno di neri in un’Italia di “candida”… Ci vuole coraggio, non furbizia».
Che non sia mai stato razzista e che il personaggio trasposto sullo schermo sia solo una maschera, la caricatura dell’italiano ignorante e sbruffone che arriva fino in Africa per capire che siamo tutti gli immigrati di qualcun altro, è ormai assodato: «Non sono razzista neanche verso i salentini, che per noi baresi sono i veri terroni. E neppure con i foggiani, anche se molti di loro si sono risentiti per una canzone che ho cantato da Fiorello, La nostalgie de bidet», ribadisce al Corriere insistendo sul fatto che il «politicamente corretto» sia ormai diventato un problema non di poco conto e che, se avesse cominciato oggi la sua carriera, probabilmente non sarebbe arrivato dov’è adesso: «Purtroppo non si può dire più nulla. Se riproponessi certe imitazioni di dieci anni fa, tipo quella di Giuliano dei Negramaro, mi arresterebbero».