Chef Rubio, l’addio alla Tv e la missione a Gaza
Da ieri 27 dicembre Chef Rubio è a Gaza in Palestina per partecipare al progetto Gaza Freestyle, consociato al Centro Italiano di Scambio Culturale Vittorio Arrigoni-VIK, ovvero un gruppo di persone e volontari di diversa formazione il cui obiettivo è organizzare progetti di emergenza umanitaria per aiutare la popolazione di Gaza. Questo avviene diffondendo messaggi d’inclusione attraverso attività culturali e sportive come lo skate, il circo, la cucina, il wiriting, la musica e laboratori di educazione all’affettività e scambio con le donne.
Sul suo sito, www.chefrubio.it, Gabriele Rubini, dopo l’annuncio un paio di masi fa della chiusura del contratto con Discovery Channel (per il quale aveva realizzato i suoi programmi più noti, da Unti e Bisunti a Camionisti in Trattoria), annucia la sua (grande) novità. «Quest’anno mi unisco alla carovana del Gaza Freestyle Festival documentando attraverso i social e con la mia macchina fotografica l’impegno umanitario della collettività di operatori e gli sforzi di un popolo costretto a vivere sotto assedio. Il 10 gennaio, terminato il Festival, proseguirò la mia permanenza in Palestina, a Gaza, animando i progetti del Centro-Vik e documentando le condizioni, le problematiche e i divieti che attraversano la striscia di Gaza», scrive.
Un nuovo progetto che in realtà unisce la passione per la fotografia nata in questi anni di viaggio a quello sguardo sempre diretto verso il prossimo e alla lotta contro i soprusi che hanno sempre fatto parte del suo animo.
Si legge ancora sul sito: «Nonostante la Striscia di Gaza sia teatro di guerre e bombardamenti, con violazioni sistematiche dei diritti umani, la popolazione di Gaza cerca ogni mezzo possibile per sognare una vita libera, dando una grande lezione di dignità umana a tutti noi. I giovani in particolare sono stati capaci di trasformare scenari di macerie in autentici palcoscenici su cui mettere in scena la propria arte, la propria esistenza e il proprio desiderio. Proprio grazie alle donazioni del GFF, che da anni sostiene la lo spirito creativo e produttivo di Gaza con Carovane di Emergenza umanitaria sostenute da autotassazioni e da crowdfunding, si è riusciti a costruire il primo skatepark della regione, a ridosso del porto di GazaCity, oggi divenuto autentico luogo ricreativo e di ritrovo della città. Un’area Freestyle riconosciuta da tutte le crew di Gaza».