Parola di Dago: Corna
«Tua moglie mi tradisce!». Prego, accomodatevi nel Paese delle corna flambé. Regalatevi un triangolo di fanatici del Kamasutra, un intreccio di gente con le fregole che divorzia ogni sette giorni, una sbornia di interviste a luce rossa. Basta sfogliare la cronaca e vi renderete conto di come gli italiani navigano a vista tra amori gay, verginità ridicole, perversità feticiste, voglie sado-maso, matrimoni strani, divorzi villani, contrasti da bordello.
E quello porta il transex a cena. E quell’altra se la fa con la moglie del suo amante. I giornali usati per comunicare la fine di un amore.
Così ha fatto scalpore il triangolo hot Sarcina-Scamarcio-Incorvaia, talmente zeppo di «colpi di scema» da far ricicciare le parole di Gabriel García Márquez: «Il cuore ha più stanze di un bordello». Ha fatto ridere «l’influenzata» Giulia De Lellis, che ha ammesso felice al Grande Fratello di non aver mai letto un libro in vita sua, quindi era ora che ne scrivesse uno; ha per titolo: Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza! (Mondadori). Ha dinamitato il tranquillo cha-cha di Ballando con le stelle un volteggiante intreccio di corna tra la danzatrice Veera Kinnunen e l’ex pallonaro argentino Osvaldo, dotato di quello sguardo detto «scopa che ti passa»; mentre ora viene a galla che Stefano Oradei, ex compagno di Veera,
lo scorso anno si fece delle gran ballate sulle doppie punte (delle corna) con Gessica Notaro. In mezzo soffre perfino
Pornhub, il portale più cliccato del mondo (3 miliardi e mezzo l’anno), che ha scoperto che i suoi zozzoni italici diminuivano di botto quando andava in onda Temptation Island, il reality delle mutande bucate (così entrano tutti gratis).
«Far cigolare i letti altrui è un’abitudine che si perde nella notte dei tempi», sosteneva il sapiente Giovenale. Ma il poeta romano, nato 50 anni dopo Cristo, non poteva certo immaginare il bordello che sarebbe successo mettendo un telefonino in mano alla gente. Nell’era di Internet, siamo arrivati al bidé di massa. E si passa dalla favola all’amorale della favola, dall’etica romantica alla cotica romanzesca, dal bacio al cacio. Tantissime storie di corna nascono in chat o attraverso i siti di incontri e social network. Il tradimento digitale è la versione contemporanea, impoverita e sdrucita, molto più facile e vacua, del tradimento epistolare. Come il digestivo Antonetto, lo si esercita succintamente e velocemente anche in tram, con un sms, e si adatta benissimo al sentimentalismo sgarbato dei reality italiani. Un tempo batteva il cuore mentre sulla carta, con penna d’oca o biro, bisognava riempire pagine spesso bagnate di lacrime, raccontando ogni emozione, ogni sogno, ogni attesa, tra i fremiti del peccato, del proibito, il che rendeva erotico anche il tradimento più casto, letterario.
Adesso gli schermi digitali non assorbono lacrime e consentono l’afasia: poche parole magari abbreviate, e si è innamorati, adulteri, «figli di puttana», soddisfatti e magari solo «Mark Caltagirone». Esistono ancora mariti maso e mogli sado che tengono d’occhio il cellulare dell’altro/a e se ci trovano parole e nomi sospetti, fanno scenate e chiamano l’avvocato. Purtroppo però col coniuge che tradisce non se la prendono mai, se la prendono con la «zoccola» o «l’infame». Ci sono persino tragici esemplari umani che giustamente ritengono più grave il tradimento delle emozioni (basta un cuoricino emoticon) di quello
sessuale che è molto più volatile e faticoso. Tutto ciò perché viviamo in una società sempre più narcisista, ragion per cui l’Io è prevalente sul Tu e, soprattutto, sull’Hatù. All’Io tutto è permesso: ogni desiderio deve venire soddisfatto, non appena è possibile. Anche perché l’erotizzazione della cultura digitale fa sì che la sessualità felice, detta poeticamente «la scopatona», sia diventata un dovere. E di conseguenza, l’infedeltà si diffonde come obbligatoria. Così può accadere che si rimpianga la battuta dell’umorista americano Jules Feiffer: «Penso al sesso. Più ne leggo sulle riviste sexy, meno mi attira. Più lo vedo nei film porno, meno lo trovo erotico. Più ne imparo sui manuali sessuali, più mi intimidisce. Vorrei che a scuola si facessero corsi d’ignoranza sessuale. Così mi divertirei come mio padre».