In «Black Mirror» Miley Cyrus vi sconvolgerà più che in «Wrecking Ball»
I social e la tecnologia modulano ormai la nostra vita e le nostre percezioni, e questa volta specchiarsi nello schermo nero del proprio smartphone, tablet o pc, metterà ancor di più in luce la tecno-paranoia contemporanea. Lo sanno bene il creatore di Black Mirror, Charlie Brooker e Annabel Jones, produttrice della serie antologica che nella quinta stagione, disponibile dal 5 giugno su Netflix, porta in streaming tre episodi inediti, molto diversi tra loro.
Smithereens con Andrew Scott, Topher Grace e Dawson Idris (che vi tornerà in mente ogni volta che prenderete un Uber), Striking Vipers con il neo Captain America Anthony Mackie (dove l’amicizia fra due compagni di College varcherà nuovi confini grazie alla realtà virtuale) e Rachel, Jack and Ashley, Too, con Miley Cyrus e Angourie Rice, la ragazza (ormai cresciuta) figlia di Ryan Reynolds in The Nice Guys.
Nella puntata in questione Miley Cyrus torna dopo tempo alla recitazione, interpretando una versione più pop ed edulcorata (almeno in apparenza) dei suoi esordi in ambito musicale, quando su Disney Channel era ancora, e solo, Hannah Montana.
Ashley O ha perso i genitori da piccola ed è cresciuta con la zia, che è poi diventata il suo manager, e che controlla ogni aspetto della sua vita. Il suo caschetto rosa, seppur sia una parrucca, è sintomo di originalità, ed è il marchio di fabbrica di quello che rappresenta, un modello da seguire per le giovanissime. Tra queste c’è anche Rachel (Rice), che ha da poco perso la mamma e che trova in Ashley O, e in Ashely Too (la versione digitale della cantante, un’intelligenza artificiale sotto forma di bambola interattiva) una guida spirituale e una spalla su cui piangere.
https://www.youtube.com/watch?v=-qIlCo9yqpYAlla base di questo episodio di Black Mirror ci sono dunque differenti modalità di elaborazione del lutto (quella di Ashley e sua sorella Jack) ma anche il voler mostrare un mondo che iridato non è. Ashley è infatti prigioniera della sua trappola dorata, che lei stessa ha aiutato a costruire con il suo successo, ma in cui è ingabbiata senza possibilità di uscita. Deve essere stato questo il motivo che ha spinto Miley Cyrus ad accettare la parte, il voler mostrare tutte le fragilità e le pressioni che una popstar vive, un fardello che conosce bene anche lei.
Ashley soffre d’ansia da prestazione e di depressione, e vorrebbe cantare altro dal pop (vi ricorda qualcuno?) ma non le è permesso, perché sua zia, e il marketing, la vogliono diversa, sempre perfetta, con il sorriso stampato sulla faccia e una buona parola di conforto per tutti, perché da lei pretendono solo canzoni sintetiche, hit vuote, capaci di far faville nelle classifiche internazionali. Ma gli artisti non sono così, vivono attraverso le loro sofferenze, e quel moto di ribellione che si scatena in lei, verso una società che condanna, e vincola, sfocerà in un’insolita amicizia tra la versione digitale della popstar e le due sorelle, dove ognuna ritroverà sé stessa dopo aver mandato all’aria i propri piani, le proprie difese e le proprie convinzioni.
L’istantanea sinaptica di Ashely/Cyrus racconta il vero cambio di pelle della cantante stessa.
Black Mirror toglie infatti il limitatore alla popstar, che può finalmente tirar fuori tutto quello che ha sempre pensato, e non ha mai potuto dire liberamente, neanche in Wrecking Ball.
Ashley O si è ribellata, e con lei si è sfogata anche Miley Cyrus.