Dalle Olimpiadi all’Expo: «Ecco come si fa a lavorare nei grandi eventi»
Mondiali di calcio, Olimpiadi, ma anche Expo. I grandi eventi internazionali sono una vetrina unica e organizzarli e il pane di Andrea Vernier, attualmente il «boss» di Filmmaster Events, una delle più importanti aziende al mondo nella creazione e produzione di eventi (nella gallery, alcuni scatti). Già direttore immagine ed eventi di Torino 2006, è stato consulente del CIO e, soprattutto, ha vissuto in Brasile dal 2012 al 2017 come capo della società – un consorzio 50% Filmmaster e 50% una società brasiliana – che ha gestito tutte le cerimonie olimpiche e paralimpiche di Rio 2016.
Com’è le è capitato di lavorare per i grandi eventi?
«Sono in questo mondo da più di 30 anni. Mi sono occupato di immagine ed eventi all’interno di varie aziende, in TIM nei luccicanti anni ’90 e poi dal 2001 come responsabile eventi e immagine di Torino 2006. All’epoca dell’Olimpiade invernale avevo poco meno di 40 anni e gestivo un team di 90 persone tutte giovanissime. E stata una scommessa, vinta: i risultati li hanno visti tutti e con le due cerimonie abbiamo conquistato due Grammy Awards. Per chiudere un cerchio Filmmaster ha organizzato la cerimonia e da lì è iniziato un sodalizio che mi ha portato a ricoprire l’incarico di adesso».
Immagino che le Olimpiadi Torino abbiano rappresentato molto per lei…
«Dopo Torino abbiamo creato una scuola che ci è servita ad essere credibile in un contesto internazionale. Dopo quell’esperienza sono diventato consulente IOC (International Olympic Committee) e poi consigliere per i giochi di Pechino 2008. E poi dal 2012 al 2016 sono stato CEO di Cerimonias Cariocas, il consorzio brasiliano che ha ideato e prodotto per i giochi di Rio 2016 le Cerimonie Olimpiche e Paralimpiche, il Viaggio della Torcia Olimpica e Paralimpica e le Welcome Ceremonies. Il Brasile ha significato molto per me, un’esperienza molto affascinante e faticosa. Il nostro era un progetto molto ambizioso, non solo le 4 cerimonie, ma anche il viaggio della fiamma olimpica per tutto il Brasile. Sul progetto abbiamo cominciato a lavorarci in 4 fino ad arrivare a 900 dipendenti nel 2016».
Dall’Olimpiade di Torino ai giorni nostri: cos’è cambiato?
«La cerimonia Olimpica è un unicum, uno dei momenti di massima visibilità del nostro mestiere dove l’innovazione è una parte preponderante dello show. Da allora è cambiato molto il tipo di fruizione: oggi non c’è più nessuno che guarda la cerimonia dall’inizio alla fine. La fruizione è diventata più spezzettata ed è importatane che non si esaurisca nell’evento, ma abbia un prima, un durante e un dopo. L’evento non deve essere un momento fine a se stesso, ma essere parte di un piano integrato dove il concetto di esperienza trascende il momento dal vivo, che comunque rimane, ma deve continuare in altre forme».
Expo di Dubai 2020 ci state già lavorando?
«Ci stiamo muovendo in due direzioni. Da una parte stiamo lavorando con il comitato organizzatore, dall’altra ci vogliamo rivolgere ai singoli paesi che hanno dei padiglioni. Come è successo a Milano».
Quali sono le sfide future per una società come la Filmmaster Event?
«La società è stata capace di sfruttare le opportunità e continueremo a farlo. Mantenere un livello alto e anticipare i tempi è la chiave. E poi bisogna coltivare talenti, tenerseli stretti. In questo senso è importante investire in ricerca e sviluppo e le persone curiose vanno incentivate».
In questo settore quali sono i ruoli chiave della leadership?
«Essere dei motivatori è la chiave. Lavoriamo sempre con molta pressione e spesso siamo su più progetti contemporaneamente. La persona deve essere sempre incoraggiata. E poi, nei grandi eventi, la gestione dei volontari è uno degli aspetti più critici, avendo a che fare con persone diverse per cultura e nazionalità. Il nostro patrimonio sono gli uomini e qui in Filmmaster abbiamo, fortunatamente, un turn-over di personale molto basso».
In termini occupazionali, quante persone lavorano da voi, e quali professionalità sono maggiormente coinvolte?
«Per l’azienda lavorano circa 120 professionisti tra gli uffici di Milano, Roma, Dubai, Doha, Amman, Riyadh. E poi c’è il network di professionisti e collaboratori che ingaggiamo nel momento dei grandi eventi. Tanta parte del nostro lavoro è quello del project management, come nel caso della Formula E che è pura macchina organizzativa. In alcuni contesti il nostro team lavora per intero al progetto creativo, in altri casi, come nelle cerimonie, sfruttiamo creativi esterni, magari in singoli aspetti, come la scenografia o le luci. L’altra area è quella del post management, dove il progetto creativo deve essere affiancato da chi deve portarlo a termine. Benissimo poter sognare, ma poi bisogna concretizzare».
Un consiglio per lavorare in questo settore?
«Di frequentare i numerosi corsi di specializzazione e master. Non è certo un percorso scolarizzato in modo standard, ma il consiglio è quello di approcciare ad esso in maniera accademica. E poi bisogna essere davvero disposti a lavorare tantissimo anche durante i weekend e a muoversi tanto. Non è un lavoro per tutti, insomma».