Ambra: «Io, disordinaria, e quetta vita meraviiosa…»
Ho appena compiuto 42 anni, mi chiamo sempre Ambra nonostante il periodo storico invogli al cambio d’identità illegale o chirurgico. Ho sempre due figli perché il terzo non è arrivato ma ne avrei voluti almeno quattro. Ho partorito in ospedale, una stanza da sei letti perché volevo vivermela «come tutti». Enfant prodige nel lavoro e nello «stanzone mammifero», le infermiere mi guardavano teneramente consapevoli che nessuno mi avesse spiegato che i figli si possono posticipare, utilizzando metodi anticoncezionali.
Mia figlia Jolanda mi ha insegnato la cruda verità della vita e delle scelte che tutti fanno ma che nessuno condivide… lei sì. A quattro anni mentre si concentrava per risolvere quel problemino chiamato stitichezza, con le gambe ciondoloni e una buffa rassegnazione, mi chiese se i nonni dovessero per forza morire indipendentemente dal fatto che fossero suoi e quindi inspiegabilmente mortali. Presa in contropiede le risposi che certamente spetta a chi ha vissuto tanto andare in cielo, trasformarsi in stella oppure andare da Gesù e che la scelta nel suo caso fosse ancora libera e non così urgente. Guardando il soffitto in soli tre secondi mi rispose: «Ok mamma, se il cielo deve proprio aver bisogno dei miei nonni che almeno per primo si prenda nonno Alfredo!» … mio padre… PER FORTUNA AL MOMENTO SONO ANCORA CON NOI.
Con la nascita di Leonardo, il mio secondogenito, ho imparato a mediare sulle questioni educative. Ho capito che avrei potuto lavorare su qualcosa di più personale e democratico pur portando avanti la volontà del papà di tramandare qualche regola di fede. Alle preghierine prima della nanna, il mio ex ci teneva parecchio, non potevo quindi esimermi dal fargliele recitare anche durante i periodi di assenza dovuti al nuovo disco che usciva sempre in concomitanza con «l’uscita» dei nostri figli, puro istinto di maschio cantante!
Una sera, mentre il piccolo Leo ripeteva a pappagallo il Padre nostro, ascoltando la sua minivoce pronunciare «adesso e nell’ora della nostra morte amen», un defibrillatore emotivo per mamme troppo sensibili, recuperando la lucidità andata a letto sfinita prima del mio corpo, spiego al «nanetto» che Dio sarebbe stato più contento se gli avesse dedicato con parole sue una cosa bella che gli stava a cuore. Leo chiuse gli occhi e con le manine giunte, dopo appena tre secondi di raccoglimento, disse: «Grazie Signore per quette tende di PPAIDEMMEN MERAVIIOSE»… Da quel giorno, tra l’altro, Gesù divenne padrone di vari oggetti per lui fondamentali: un accappatoio coccodrillo 4/5 anni, il ciuccio di caucciù sbranato dai pesciolini al mare (scherzetto finito malissimo… ma questa è un’altra storia), biscotti già «mangiati» quindi più sinceri perché testati e non donati sulla fiducia.
Due episodi non fanno 42 anni ma sono davvero lo spartiacque che ho utilizzato per costruire la mia personalissima esistenza. Scegli di restare tra tutti senza offendere nessuno, non perdere di vista per quale motivo «funzioni».
Così vivendo, grazie a Danda e Leo, ai miei amici, parenti, genitori, grandi amori… orgogliosamente penso che io non ho ancora mai usato l’espressione «in qualche modo» pur non battendo ciglio davanti al resto del mondo che se vanta, ho capito che la coerenza in certe situazioni ferma la crescita, sono stata ospite di Silvia Toffanin a Verissimo ma pur guardando dei video celebrativi e le foto dei miei figli … IO NON HO PIANTO.
GRAZIE DIO PER QUETTA VITA MERAVIIOSA.