Vercelli, le donne con il tumore sfilano in passerella
Sono cinquantadue, hanno dai 30 agli 80 anni e, in comune, una dura battaglia contro il tumore. Sono state loro, al posto delle modelle di professione, le protagoniste della sfilata del marchio Raptus&Rose, organizzata al teatro di Vercelli da Silvia Bisconti, creatrice e fondatrice del brand, insieme alla Lilt di Vercelli. Per lanciare un messaggio: la malattia non deve essere un ostacolo alla bellezza, ma un’esperienza terapeutica per diventare sempre più consapevoli di ciò che si può essere e che si può fare.
«È un’esperienza straordinaria, che insegna che l’amore per se stessi deve essere tutelato soprattutto nella fragilità della malattia», spiega Bisconti al Corriere. «L’idea di una sfilata di moda nasce dal desiderio di far vivere alle donne seguite dalle associazioni oncologiche un’esperienza per migliorare la loro qualità di vita. È un evento che diventa un gesto di cura, che coinvolge le pazienti ma anche il personale sanitario che quotidianamente è impegnato nella cura della patologia tumorale».
Le 52 «guerriere» sono diventate un gruppo unito e hanno intrecciato rapporti di amicizia. «Le donne passano da una situazione di femminilità molto «bruciata», con i capelli caduti, un seno magari asportato e tutta una serie di problemi collaterali come gonfiore, stanchezza, sofferenza a una realtà opposta. Le prendiamo, le trucchiamo, mettiamo i turbanti con i fiori, fanno le prove degli abiti. Si vedono via via diventare veramente magnifiche ed è come se rinascessero. Arrivano magari vestite con la tuta, con le spalle un po’ chiuse quasi a nascondersi, a proteggersi, ma quando sono truccate, pettinate e vestite si aprono: il mento va in su, le spalle si allargano, prendono un portamento sicuro, regale».
È dal 2016 che Silvia Bisconti collabora con l’Associazione Oncologica San Bassiano di Bassano del Grappa per organizzare le sfilate di moda con pazienti oncologiche. Questa volta l’evento è stato proposto a Vercelli. «Ho visto quanto hanno fatto bene a Bassano e ho voluto portare la stessa cosa qui», dice Loretta Caliman, medico in pensione che ha radunato le donne. «E mi piacerebbe poter continuare a farlo anche in futuro, perché mi sono accorta di quanto sia una cosa importante. Le cure fanno tanto, ma se non c’è un supporto psicologico altrettanto forte, un legame di amicizia altrettanto forte, spesso non bastano.»
Al termine della sfilata sono scese fra il pubblico, e in quel momento, conclude la dottoressa, «l’intera sala era in piedi ad applaudirle. Non era solo gioia, era rispetto per chi ha combattuto con tenacia fino alla fine».
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