Paola Cortellesi: «Sono nata buffa»
Questo articolo è un estratto del servizio di copertina di Vanity Fair n° 14, in edicola fino al 9 aprile
A un certo punto le spaccano una bottiglia in testa. Il proposito è artistico: realizzare una foto per questo servizio. La bottiglia è di zucchero: nessun bernoccolo annesso. Paola Cortellesi è abituata: «Era il 2000, mi avevano scritturato per una piccola parte. Dovevo entrare a una festa e, varcata la porta, ricevevo un colpo in testa. Ruolo di spessore».
Con la stessa aria sorniona, quando esce dal camerino con un abito tutto a specchietti, un coprispalla in piume di struzzo e un paio di zeppe da geisha, commenta: «Me so’ messa ’na cosetta. Sembro un incrocio tra un lottatore di sumo e un pescatore». A ogni cambio d’abito, una battuta. Eppure l’attrice dei record di Come un gatto in tangenziale e La Befana vien di notte dice: «Non sono una simpaticona». Poi precisa: «Ogni tanto mi domando se sono carina con gli altri perché sono gentile d’animo oppure perché non voglio problemi. Me lo sto chiedendo ora che interpreterò l’ispettore dai modi ruvidi inventato dalla giallista spagnola Alicia Giménez-Bartlett. Petra Delicato è una donna così libera da non porsi il problema di piacere alla gente. Io no».
Prima di vederla sulle tracce di assassini, però, la 45enne romana presterà la pelle di morbida porcellana a un’eroina sui generis in Ma cosa ci dice il cervello, nuova commedia sociale scritta a quattro mani e diretta dal marito Riccardo Milani, in uscita il 18 aprile. La trama: stanca di apprendere le vessazioni a cui sono quotidianamente sottoposti i suoi amici, la semplice impiegata ministeriale Giovanna Salvatori si trasforma in una salvatrice. O, come dice lei, «in una Don Chisciotte dei giorni nostri».
Contro quali mulini a vento combatte Giovanna?
«Contro la maleducazione e il livore: piaghe sociali dell’Italia di oggi».
Concretamente?
«Il film parla delle cattive abitudini a cui siamo ormai assuefatti. Dal gettare le cartacce per terra al giudicare il valore di un professionista in base allo stipendio, al parcheggiare sul marciapiede. Una volta l’ho fatto anch’io. Poi ho pensato che, a causa mia, una persona in sedia a rotelle non sarebbe riuscita a passare. Mi è dispiaciuto».
Dove sta l’origine di questi comportamenti?
«Nella frustrazione. Se guardi i cartoni Disney, noterai che tutti i cattivi hanno una ferita. Noi siamo una nazione avvilita da una crisi, che ci ha resi aggressivi».
Colpa della politica?
«Diciamo che questa classe politica non aiuta a stemperare il rancore. Ma anche l’abitudine a dare la colpa agli altri è essa stessa una cattiva abitudine. La colpa è nostra quando trattiamo male il medico della mutua, considerandolo inferiore a uno specialista del settore privato, quando offendiamo l’allenatore di calcio che mette in panchina nostro figlio, quando esautoriamo gli insegnanti dal loro compito educativo, scusando sempre lo scolaro genio incompreso».
Il problema sta dunque nel mancato rispetto dei ruoli.
«E delle competenze. Oggi, su Internet, chiunque si sente in diritto di sfogare la propria rabbia: se puoi dire la tua su tutto pensi di poter fare tutto. Io non so nulla di economia, non ho gli strumenti per commentare una legge di bilancio, figuriamoci per proporla».
Qui l’allusione agli esponenti di un’ala politica forte su Internet, debole nel curriculum, però, c’è.
«Certo, ma troviamo la stessa impreparazione in tanti altri ambienti».
Nel suo?
«Fin troppo. Una sera, alla fine di un mio spettacolo teatrale, vengono a trovarmi in camerino un papà con figlia 15enne, molto carina. Il papà dice che vorrebbe un mio consiglio. Io penso che sia interessato alle varie scuole di recitazione. Sbaglio. Balbetta: “Sì, insomma, ecco… Vede, mia figlia vorrebbe tanto… Vorrebbe tanto diventare famosa”. Io calmissima: “C’è un metodo molto efficace: domani fa una rapina in banca a volto scoperto, diventa famosissima subito”. Il papà è rimasto perplesso. Non credo abbia afferrato l’ironia».
Ironica c’è nata?
«Sono nata buffa. Poi ho coltivato l’umorismo, guardando commedie come Frankenstein Junior, Il dormiglione, Io e Annie, L’aereo più pazzo del mondo, Una pallottola spuntata. Mio padre invece è simpatico di natura: è il classico romano che risolve le scaramucce di famiglia buttandola “in caciara”».
(…continua… L’intervista integrale su «Vanity Fair», in edicola fino al 9 aprile).
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