Il mistero dell’«hum», il ronzio che nessuno sa spiegare
Pare che quattro persone su cento possano sentirlo. È un misterioso ronzio (hum) che somiglia al rumore che potrebbe fare un camion fermo in un parcheggio vicino, un rumore costante e acuto. Molti sono arrivati a pensare che si tratti di una forma di inquinamento acustico tipica delle città, ma la sua origine rimane ancora sconosciuta. Quello che è certo è che provochi una serie di disturbi, dall’insonnia, al mal di testa, alle vertigini.
«Ogni volta che mi sveglio lo sento, ed è incredibilmente forte. Quando nessun altro riesce ad avvertirlo, pensi di essere diventato pazzo, e ti senti abbattuto», spiega Simon Payne, 55 anni, che vive nel Cambridgeshire. Lui fa parte del 4% della popolazione continuamente disturbata da questo hum. «Ho cercato disperatamente di fuggire da questo ronzio: sono andato da amici e ho persino cambiato casa».
Le prime testimonianze attendibili del fenomeno, come riferisce il quotidiano inglese The Guardian, risalgono ai primi anni ’70 e al territorio del Regno Unito, secondo un’indagine del 2004 del geologo David Deming. Lo studioso non è stato in grado di risalire alla fonte, urbana o meno, ma la sua è una delle poche ricerche scientifiche esistenti sul fenomeno. Gli scienziati tendono a evitare l’argomento, sfortunatamente per coloro che ne subiscono gli effetti.
Nel 2012, l’insegnante di scienze e l’ex docente universitario Glen MacPherson, anche lui disturbato dall’hum, decise di seguire le orme di Deming per arrivare a fondo nella comprensione dello strano fenomeno. Per iniziare, ha creato la World Hum Map and Database, una mappa interattiva che ha raccolto e catalogato migliaia di testimonianze in tutto il mondo. Con questi dati e una squadra di volontari in vari paesi, McPherson ha voluto testare alcune ipotesi sulla possibile fonte del ronzio.
Come le fonti naturali. Tuttavia, Elizabeth Silber, una fisica canadese e scienziata planetaria che ha studiato l’hum, ha spiegato: «Ce ne sono molte: aurore, fulmini, meteore, vulcani, cascate e onde oceaniche. Eppure, nessuna di queste sembra essere coerente con quel ronzio». Quello che i dati confermano è che gran parte delle persone che sentono il ronzio, sebbene non tutti, lo avvertono nelle aree urbane: è possibile si tratti di una forma di inquinamento acustico.
Secondo l’indagine di Deming, tuttavia, «molte prove suggeriscono che l’hum non sia un suono acustico: la maggior parte delle persone non lo sente». Quindi, potrebbe trattarsi di energia elettromagnetica: Deming ha ipotizzato che la sorgente possa essere un segnale radio a frequenze molto basse, tra 3 Hz e 30 kHz, usato per comunicare con i sottomarini. Sorprendentemente, i segnali radio possono suscitare una risposta uditiva negli esseri umani: l’energia radiante interagisce con i tessuti molli del cranio e stimola il nervo uditivo. Ma James Lin, ricercatore dell’Università dell’Illinois, ritiene che questa ipotesi non sia valida: l’effetto uditivo delle microonde richiede un segnale che viene pulsato, e che non produce un ronzio costante. Quindi, se i segnali radio non sono responsabili, cos’altro potrebbe esserlo, in città? Secondo Geoff Leventhall, uno studioso specializzato in suoni a bassa frequenza, forse potrebbero esserlo «ventilatori su grandi edifici, compressori d’aria, motori diesel, fonti di trazione come autobus, generatori diesel-elettrici, pompe di aria o acqua».
MacPherson cita anche il traffico ad alta velocità sulle autostrade, l’estrazione mineraria, il traffico aereo, le sottostazioni elettriche e i macchinari industriali, in particolare gli altoforni e i condotti d’aria di grandi dimensioni. «Tutto ciò può dare il via a un suono a bassa frequenza su distanze enormi». Tuttavia, molte delle fonti acustiche menzionate non spiegano la comparsa delle testimonianze tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70.
Quindi MacPherson ipotizza che possa non trattarsi di una fonte fisica esterna. Piuttosto, c’entrerebbe un elemento neurologico: «L’hum potrebbe essere causato da qualcosa di interno». In definitiva, quel ronzio rimane un mistero, su cui le ricerche continuano.
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