Maltrattamenti ripetuti in famiglia a Pavia, ora la procura vuole il processo
PAVIA. Un giorno di settembre dell’anno scorso, un giorno all’apparenza come tanti, non era tornata a casa da scuola. La studentessa, da poco maggiorenne, decise di andare dai carabinieri e raccontare la sua storia. Riferì di violenze da parte dei genitori che andavano avanti da anni e che avevano riguardato, oltre a lei, anche sua sorella, oggi 15enne, e il fratello più piccolo. A casa non fece più ritorno e oggi vive ancora in una struttura protetta. Dopo pochi mesi di indagini, accelerate dall’applicazione del Codice rosso (che prevede appunto un iter più rapido nei casi di violenza domestica e di genere), la procura di Pavia, attraverso il pubblico ministero Paolo Mazza, ha chiesto il rinvio a giudizio per i genitori, entrambi di origine nordafricana.
Le accuse
La procura di Pavia contesta loro l’accusa di maltrattamenti sui figli e per il padre della studentessa c’è anche la contestazione di violenza sessuale, aggravata dalla relazione con la vittima e dall’età della giovane, che all’epoca dei fatti era minorenne. Accuse che devono ancora essere provate: è stata fissata per domani l’udienza preliminare davanti al giudice Guglielmo Leo, che dovrà decidere se accogliere la richiesta della procura, e dare quindi avvio a un processo, o prosciogliere gli imputati.
Botte e violenze psicologiche
La giovane, che all’epoca della denuncia frequentava una scuola superiore di Pavia, ha raccontato di violenze fisiche ma anche psicologiche, scaturite in un contesto culturale ancorato alle tradizioni della famiglia e del Paese d’origine. Violenze che sarebbero cominciate quando lei, la sorella e il fratello, erano piccoli. La situazione sarebbe peggiorata durante l’adolescenza. I genitori, secondo la sua versione, costringevano lei e la sorella a vestire in un certo modo, secondo canoni più legati al Paese d’origine, e vietavano loro di frequentare o parlare con i ragazzi. I figli, inoltre, dovevano seguire oltre alla scuola italiana anche quella araba. Sul rendimento scolastico c’era, secondo la versione della studentessa, molta rigidità da parte dei genitori. Se il comportamento dei figli usciva dal binario che i genitori avevano tracciato allora scattavano, secondo l’accusa, le violenze fisiche. La studentessa ha riferito di percosse ricevute con tubi di gomma, che non lasciavano segni, e di un episodio in particolare, che sarebbe stato compiuto da sua madre: la donna avrebbe legato le due figlie di schiena con un filo per stendere i panni e poi le avrebbe picchiate, dopo avere infilato loro in bocca un foulard perché non si sentissero le urla.
La sparizione e la denuncia
A settembre del 2023 la giovane decide di denunciare: la sua sparizione da scuola fa partire anche una segnalazione di scomparsa da parte dei genitori. Si scopre, in poco tempo, il vero motivo di quella fuga. Oggi la giovane vive in un’altra città, mentre la sorella e il fratello sono stati portati nel paese d’origine lo scorso autunno. Per loro, minorenni, è stato nominato un curatore speciale e un avvocato che seguirà il procedimento in vista della costituzione di parte civile.