Quel vertice di Salvini con le parti sociali è uno schiaffo a Conte
Un doppio binario da "separati in casa" che già in passato aveva infastidito il premier
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Dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i sindacati oggi si torna a parlare di manovra economica ma al Viminale, come già accaduto qualche settimana fa, “per una giornata di ascolto, confronto e proposta sulla crescita del paese”.
Una manovra che secondo il vice premier andrà preparata senza rispettare alcune delle regole europee sui conti pubblici. “Bisogna ridiscutere con l’Europa alcuni vincoli in base ai quali, se fossimo costretti a sottostare, non potremmo fare niente di tutto quello che ci stiamo dicendo”, ha detto Salvini in un breve incontro con la stampa. Salvini ha parlato di “piano straordinario per investimenti e infrastrutture e un coraggioso e sostanzioso taglio delle tasse”. Uno schiaffo al lavoro che sta tentando di portare avanti il premier in Europa. E l’affronto oltre che nei contenuti sta anche nella forma.
Stiamo parlando di quel doppio binario da “separati in casa” che già in passato aveva infastidito il premier. Il 15 luglio scorso in pieno caos Moscopoli il Capitano aveva già organizzato l’inusuale vertice con le parti sociali. “Si entra sul terreno della scorrettezza istituzionale” era sbottato Conte spiegando che “la manovra economica viene fatta dal presidente del Consiglio con il ministro dell’Economia, con tutti gli altri ministri interessati. Non si fa altrove”.
Eppure oggi il copione si è ripetuto. E il vicepremier Matteo Salvini è tornato a incontrare ben 46 sigle diverse. La Cgil però, in questo caso, ha declinato l’invito. Ieri il segretario Maurizio Landini ha partecipato all’incontro con il premier, e ha fatto sapere che non sarebbe andato invece all’appuntamento con Salvini.
“A Palazzo Chigi perché è normale che sulla Legge di Bilancio il segretario Cgil, come è sempre stato, abbia come interlocutore il presidente del Consiglio e quindi tutto il Governo. Il Tavolo sulla Manovra è uno ed è quello di Palazzo Chigi”.
Numerosa anche la delegazione della Lega: presente all’incontro c’è anche Armando Siri, l’ex sottosegretario indagato per corruzione dalla procura di Roma per per una presunta tangente ricevuta dall’imprenditore Paolo Franco Arata. Con lui al tavolo lo stato maggiore leghista: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgietti, i ministri Giulia Bongiorno, Massimo Bussetti e Gian Marco Centinaio e poi Alberto Bagnai, Massimo Bitonci, Claudio Borghi, Claudio Durigon, Dario Galli, Guido Guidesi e Massimo Garavaglia.
“Questo non è un tavolo parallelo a quello di ieri, non c’è nessuna sovrapposizione”, si è giustificato il vicepremier secondo quanto riferiscono fonti presenti al ministero dell’Interno. “Stiamo raccogliendo le varie posizioni di tutto il mondo produttivo e dei lavoratori perché vogliamo un progetto per il paese”, ha aggiunto.
In un quadro economico con “dati congiunturali caratterizzati da luci e ombre”, ed “un massimo storico per occupazione ma lavoro di qualità debole”, il problema “è la crescita dello 0,1% del Pil”, avrebbe detto il ministro secondo alcuni presenti, sottolineando: “La situazione del Paese presuppone una manovra che vada oltre la spesa corrente”, servono “investimenti”. La manovra non può essere un “gioco delle tre carte”, gli sgravi non debbono essere recuperati con nuove misure.
E ha chiosato a margine dell’incontro con il consueto attacco al M5s: “Sono stanco dagli insulti che mi arrivano non dalle opposizioni ma dagli alleati. Però oggi è una bella giornata”.
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