Addio a Jean Paul Belmondo: l’attore francese si spegne a 88 anni
La sua ultima apparizione al cinema risale a tredici anni fa nel film Un homme et son chien di Francis Huster, a sua volta ispirato a un film di Vittorio De Sica con il quale aveva già avuto modo di lavorare negli anni d’oro. Da allora, le apparizioni pubbliche di Jean-Paul Belmondo sono state sempre più rare ed eccezionali, anche se il suo mito, quello di uno degli attori francesi più famosi e apprezzati in Europa e nel mondo, non è mai tramontato. Tanto più oggi, 6 settembre 2021, giorno della sua scomparsa. Come comunica France Presse, l’attore se n’è andato all’età di 88 anni nella sua casa di Parigi. Nato a Neuilly-sur-Seine nel 1933, Belmondo – che, stando a quanto comunicato dal suo avvocato, «si è spento serenamente» – era figlio di uno scultore, Paul.
Al liceo sognava di intraprendere la carriera sportiva come pugile amatoriale, ma la passione parallela per la recitazione, che dopo gli esordi a teatro in commedie di Anouilh, Feydeau e Bernard Shaw, lo ha portato a comparire in ruoli minori in film come Un Drôle de Dimanche di Marc Allegret e in due film importanti come A doppia mandata di Claude Chabrol (1959) e La ciociara di Vittorio De Sica (1960), lo ha spinto presto a ricredersi e a percorrere seriamente la strada del cinema. Strada che lo ha portato al successo internazionale grazie a Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard, che lo aveva già diretto precedentemente nel cortometraggio Charlotte et son Jules, e che gli ha permesso di raggiungere l’Olimpo dei grandi divi ottenendo il soprannome di «Bébel» dal pubblico francese. Star al botteghino negli anni Sessanta e Settanta, il suo viso dall’aspetto malconcio, come se qualcuno gli avesse assestato un pugno in pieno naso, è stato in qualche modo rassicurante per i tanti spettatori che vedevano nel «rivale» Alain Delon una perfezione a tratti insopportabile.
LEGGI ANCHE
Paul Belmondo: «La tenerezza di mio padre»Da allora Belmondo non si è più fermato: ha recitato per Vittorio De Sica, di nuovo con Godard ne La donna è donna e continuando a calarsi in una miriade di personaggi – da un ecclesiastico ambiguo e sexy in Léon Morin, prete a un ladro sospettato di essere una spia in Le Doulos – con grande maestria e versatilità. Negli anni Sessanta si è specializzato nel ruolo di gangster e disgraziati – il ruolo di Dominique Bourguignon in Cartouche con Claudia Cardinale ne è stata la conferma – ma lui, sempre sopra le righe, ha poi ammesso di preferire i film d’avventura a quelli d’autore (cosa che non gli impedirà, tuttavia, di lavorare con registi del calibro di Truffaut e Lelouch). Seguendo l’esempio di Delon, Belmondo si è cimentato anche dietro la macchina da presa producendo film di autori come Chabrol, De Broca e – ironia della sorte – Renais, che aveva criticato anni prima in una storica intervista al Times. Nell’ultima parte della sua vita, ha scelto di comparire in meno produzioni e di tornare al teatro fino a quando, nel 2001, è stato colpito da un ictus che lo ha tenuto lontano dal set fino al 2009. La sua ultima apparizione pubblica risale al 2020, in occasione del funerale dell’amico comico e sceneggiatore Guy Bedos, a Parigi.