Loro Piana e l’elogio della leggerezza
Già di per sé, entrare nella piscina termale più profonda del mondo è un’esperienza estraniante. In più, vederci immerse due persone che ballano e si muovono perfettamente vestite dalla testa ai piedi, catapulta in un mondo poetico, a tratti surreale. I due non sono due qualsiasi, ma sono i campioni di free-diving Julie Gautier e Guillaume Néry, la location è la Y-40 The Deep Joy, un progetto architettonico tutto italiano con sede a Montegrotto che vanta una vasca profonda ben 42,15 metri e un tunnel sotterraneo lungo 13 metri, e le scarpe che calzano non sono scarpe qualsiasi, ma le 360 Colorama Sneakers di Loro Piana, ginniche innovative e dal peso piuma.
Solo 360 grammi, appunto, che abbinano una suola tecnica, flessibile e antiscivolo, a una tomaia in lana merino extrafine, morbida e leggerissima. Quest’ultima è capace di rispondere ai cambiamenti della temperatura corporea per garantire un comfort ottimale. Per lanciare le nuove colorazioni, blu, bordeaux, mattone e ottanio, il marchio italiano amato per i suoi filati pregiati e l’eleganza raffinata ha pensato di dare vita a un progetto immaginifico, con un video dall’alto impatto visivo realizzato da Barnaby Roper, regista e fotografo d’eccezione che ha lavorato con mostri sacri come David Bowie, Moby e Snowpatrol. Tutto l’edificio è stato certosinamente “capannato” per oscurare le finestre, il set è blindassimo e l’aria è calda e umida, come dopo un monsone. Julie e Guillaume si danno il cambio in acqua senza sosta, con movimenti calibrati e teatrali, con i vestiti che fluttuano senza scomporsi, appesantiti con dei piccoli e strategici piombini. Il tutto senza apparentemente fare alcun tipo di sforzo.
Ogni volta che si immergono non si può fare a meno di meravigliarsi e di pensare che è proprio l’acqua, più dell’aria, il loro elemento d’elezione. Entrambi francesi, compagni di vita per lungo tempo e ora partner per lavoro, dopo anni a rincorrere record come professionisti di free-diving (per Néryi -125 metri in assetto costante), ora si dedicano alle produzioni cinematografiche, alla divulgazione scientifica e ambientale con una perfetta combinazione di estetica, performance, film ed esplorazioni. In un modo molto personale continuano a praticare la loro disciplina come una forma d’arte, diventata nel tempo una vera e propria filosofia di vita.
Loro Piana vi ha chiamati per questo progetto immaginifico, con un video girato praticamente sempre sott’acqua. Ci raccontate come è andata?
J.G: «La giornata di set è stata molto lunga e impegnativa, ma il risultato credo sia strabiliante. Con le finestre oscurate e le luci fortissime eravamo come in una bolla nella bolla. Ho amato il vestito giallo e la leggerezza delle sneakers, come risultavano i colori nell’acqua. La seta è il materiale più adatto perché rimane lucido e fluttua con eleganza. Noi siamo abituati a questo tipo di esperienza, ma posso assicurare che non è così facile come sembra muoversi sott’acqua vestiti di tutto punto!»
G.N.: «A me hanno molto colpito i tessuti, pregiati e morbidi al tatto, sopratutto quelli delle scarpe. Sono fatte di questa lana particolare, che anche bagnata permette alle sneaker di rimanere comunque leggerissime. Ecco, la leggerezza è proprio la sensazione che volevamo trasmettere, che è poi il focus primario della campagna di Loro Piana».
Il movimento della discesa in apnea, una disciplina in cui entrambi siete professionisti da anni, è lineare, quasi impostato. Ovvero molto diverso da quello che avete dovuto riprodurre qui.
G.N.: «Qui a Y-40 ci sentiamo come a casa, la temperatura dell’acqua è calda al punto al punto giusto, è termale e quindi galleggi più facilmente. Certo, sono due approcci completamente differenti. Senza muta diventa più facile rimanere immersi più a lungo, ma in questo tipo di video calibrare i movimenti e le mimiche facciali è essenziale. Il viso è senza dubbio tra le parti del corpo più difficili da gestire, e ora che mi sono fatto crescere i capelli anche quelli sono diventati un elemento in più da considerare, perché non devono mai coprire il volto. Bisogna imparare dall’acqua, nel suo Dna c’è quello di fluire, bisogna seguire il flusso, abbandonarsi ad esso, ma allo stesso tempo controllarlo. La respirazione è è fondamentale e nel corso degli anni abbiamo imparato a giocare con i movimenti del corpo, con gli indumenti e con le videocamere. È una perfomance a tutti gli effetti, ma il segreto è quello di non farla mai sembrare tale».
J.G.: «Per me è più facile perché sono anche una ballerina, quindi so già che muovendo in un certo modo gli arti otterrò un certo tipo di risultato. Per un progetto del genere il nostro compito è quello di creare bellezza alla nostra maniera, cioè nell’acqua, uno dei nostri elementi d’elezione. Quando fai diving sei focalizzato sul corpo, sul rimanere il più possibile in apnea, sulle prestazioni da ottenere, qui pensi solo alla bellezza. La difficoltà maggiore è di non avere maschere, di far sembrare tutto spontaneo, anche quando l’acqua ti entra nel naso o negli occhi!».
Loro Piana è un marchio italiano amato nel mondo per la sua eleganza lussuosa e allo stesso tempo confortevole. Cos’è il lusso per voi?
G.N.: «Il tempo. Avere tempo. Anche per non fare niente se necessario. Vivendo 6 mesi in Francia e 6 mesi a Moorea mi sento un privilegiato da questo punto di vista».
J.G.: «Partire, in questo momento mi manca tantissimo».
Stare fermi in un posto troppo a lungo non vi appartiene. Come e dove avete passato i periodi di lockdown?
J.G.: «Entrambi in Francia, e anche se sono stati difficili, siamo comunque stati bene perché abbiamo avuto la possibilità di rallentare i nostri ritmi e di vivere più naturalmente. Ho comprato un pezzo di terra in campagna, mi sono dedicata agli alberi, alle piante, ho colto le olive. Ci sono stagioni da rispettare dettate dalla natura e questo aspetto mi è piaciuto molto».
G.N.: «Per me è stato un periodo tosto e allo stesso tempo magico. Ho avuto più tempo per me stesso, sono stato fortunato. Sono tornato a respirare. Però per la prima volta nella mia vita sono stato lontano dal mare, non potevo immergermi né nuotare come ero abituato a fare. Io ho sempre nuotato, sempre, estate e inverno, pioggia o sole, in qualsiasi condizione. Mi è mancato davvero tanto, ogni giorno di più, contavo i minuti. Il primo bagno al mare che ho fatto dopo il lockdown mi è sembrato un vero e proprio ritorno alla vita. Il mio corpo ha reagito rilasciando in un attimo tutte le tensioni accumulate nei mesi precedenti, mi sono emozionato».
Sembrate davvero nati per stare in acqua, un elemento naturale quasi più dell’aria che respirate. Quando e come è nata questa attitudine acquatica?
J.G.: «Sono nata sull’isola di Réunion, quindi ho sempre vissuto contornata dall’acqua. Mio papà era cacciatore di pesca subacquea, quindi per me era naturale passare le mie giornate in mare».
G.N.: «Sono cresciuto a Nizza, vicino al mare, ma non mi ci sono avvicinato più di tanto almeno fino alla mia adolescenza, quando ho scoperto il diving. Per me all’inizio era solo una gara, una competizione, la relazione vera è arrivata dopo».
Siete stati una coppia nella vita per tanto tempo, e ora lo siete rimasti sul lavoro. Come gestite questa situazione?
J.G.: «Siamo rimasti in ottimi rapporti, ci conosciamo benissimo, ci piace lavorare insieme. Ci capiamo con uno sguardo, sia in acqua che fuori».
G.N.: «Vero! Non abbiamo quasi bisogno di parlare, anche quando dobbiamo litigare!».
Quali sono i prossimi progetti che vi vedono coinvolti? Entrambi siete molto attenti al tema della salvaguardia dell’ambiente.
J.G.: «Sto lavorando con The SeaCleaners, cerchiamo di di fare dei film per catalizzare l’attenzione sul tema dell’inquinamento marittimo. Usiamo la nostra professionalità e la nostra visibilità per cercare di portare le persone all’azione, non si può rimanere a guardare».
G.N.: «Collaboro con Sea Sheperd, anche io cerco di usare la mia notorietà per toccare più persone possibili. Sto lavorando a un grande progetto video nel Mar Mediterraneo che parla dei pericoli e delle fragilità di questo mare meraviglioso. E poi, ultimo, ma non per importanza, uscirà un libro che scandaglia il mio legame tra l’acqua».
C’è una lezione che l’acqua vi ha insegnato in particolare modo?
G.N.: «Tantissime, in realtà. Direi soprattutto l’umiltà. Quando ti immergi impari che alla fine è l’acqua che vince sempre, non puoi pensare di essere più forte di lei. Mai. L’uomo da sempre cerca di dominare gli elementi, di usare la natura, ma non funziona. Quando impari a rispettarla, devi accettarlo e lasciare andare. Solo così vai in profondità, trovando un equilibrio».
J.G.: «A rallentare. L’acqua te lo impone sempre, ed è proprio quello che dobbiamo fare tutti ora».