Carl Nassib: «Sono gay». È il primo coming out nel football americano
Carl Nassib ha 28 anni e gioca nei Las Vegas Raiders da sei stagioni. In queste ore ha portato lo sport nel futuro, lo ha fatto con una corsa, come succede nel football americano, quando si prende il pallone sottobraccio e si corre verso la meta. «Sono gay, avrei voluto dirlo da tempo». Nassib è il primo giocatore a fare coming out nella Nfl, la lega del Football Americano.
Nassib si è raccontato in un video, postato sul proprio profilo Instagram. «Mi auguro che un giorno video come questi e tutto il processo del coming out non siano più necessari».
Quello di Nassib è un passo storico. Verso l’inclusione e la parità dei diritti, verso una società più civile. «Non conosco tutta la storia che c’è dietro la nostra coraggiosa comunità Lgbtq», ha spiegato Nassib, «ma non vedo l’ora di impararla e di aiutare a continuare a combattere per l’uguaglianza e per l’inclusione». Nassib ha detto di aver ricevuto il supporto della Nfl, dei suoi allenatori e dei compagni di squadra. Le prime reazioni sui social network sono state per lo più positive e di supporto. Questo lascia ben sperare per il futuro e per uno sport senza discriminazioni.
Perché quello di Nassib resta un gesto isolato, inconsueto, che fa notizia. Sono molto rari i coming out da parte degli atleti di tutto il mondo e di tutte le discipline sportive. Il clima omofobo presente in molti spogliatoi purtroppo non aiuta. Qualche anno fa Jason Collins fu il primo giocatore di basket a dichiarare la propria omosessualità. Aveva 36 anni. Lo fece con una lettera a Sports Illustrated. Disse: «Sono un centro NBA di 34 anni. Sono nero. E sono gay». Per il coraggio dimostrato, Collins ricevette anche una telefonata di complimenti da parte dell’allora Presidente degli Stati Uniti Barak Obama. Ma l’omosessualità nello sport, maschile e femminile, resta comunque un tabù.
Il capitano della Nazionale campione del mondo nel 2014, il tedesco Philipp Lahm, ai colleghi consigliò: «Non rivelate la vostra omosessualità». E poi aggiunse la spiegazione: «Perché poi dovrebbe mettere nel conto che in molti stadi verrebbe fatto oggetto di insulti, offese e frasi diffamatorie: chi lo sopporterebbe e quanto a lungo?». E a parte qualche sporadico caso nelle serie minori, nel calcio italiano professionistico non si è ancora registrato un coming out. Qualcuno lo fa solo ad attività conclusa. La paura frena, il clima di omofobia non aiuta, il terrore è quello di finire ai margini. È chiaro che il problema è di natura culturale, ma il mondo dello sport generalmente preferisce non affrontare la questione con serietà.
Più sincero e aperto è il calcio femminile. Carolina Morace, ieri la più grande calciatrice italiana di sempre e oggi apprezzata allenatrice, si è raccontata nella sua autobiografia: Fuori dagli schemi. E ha scritto: «Sono una donna che ama una donna. Lesbica, gay, omosessuale: alle persone piace dare definizioni. Io non mi definisco in amore e l’amore, così classificato, non mi definisce». Non più tardi di tre mesi fa la calciatrice svedese Lina Hurtig – in forza alla Juventus Women – sul canale Youtube del club bianconero ha annunciato: «Mia moglie Lisa è incinta». Da pochi giorni le due sono mamme. Qualcosa si muove e il coming out di Carl Nassib ha dato una scossa a tutto lo sport mondiale.