«Ma Rainey’s Black Bottom»: l’ultima volta di Chadwick Boseman è da Oscar
Per molti il suo nome sarà sempre e solo associato a quello di Black Panther, ed è un peccato, visto che Chadwick Boseman, l’attore spentosi a 43 anni lo scorso agosto per un tumore al colon, era molto di più del primo supereroe nero della Marvel. Ce lo ha dimostrato nel ruolo di James Brown nel biopic di Tate Taylor Get on Up e ce lo dimostra ancora oggi, a quattro mesi dalla sua scomparsa, in Ma Rainey’s Black Bottom, l’ultimo film di George C. Wolfe uscito su Netflix nel silenzio generale. Basato sul dramma teatrale del premio Pulitzer August Wilson e già in odore di Oscar in più di una categoria, il film vede Boseman nei panni di un trombettista un po’ sbruffone che cerca di farsi un nome nella Chicago degli anni Venti, quella che guarda i neri ancora con sospetto, trattandoli con sufficienza. In attesa della sua grande occasione Leeve, questo è il suo nome, si fa le ossa nella band di Ma Rainey, «la madre del blues», una delle poche donne nere ad aver conquistato quello che Leeve sogna per sé stesso da tutta la vita: il rispetto dei bianchi.
https://www.youtube.com/watch?v=R4kUuAs0oXQAtteggiandosi da diva, con la sua auto costosa e il trucco sbavato per il troppo caldo, Ma Rainey, interpretata da un’immensa Viola Davis, è impegnata nella registrazione di un disco prima di fare ritorno al Sud. Mentre mette a dura prova la pazienza del suo manager, che cerca di esaudire ogni suo desiderio nella speranza che non cambi idea e non lasci il lavoro a metà, Leeve e la band provano gli accordi nel seminterrato dello stabile lasciandosi andare a confessioni sui sogni di gloria, sul futuro e, soprattutto, sul loro vissuto personale. È lì, durante il monologo nel quale racconta la sua infanzia squarciata, quando a soli 8 anni ha assistito alla violenza di un gruppo di bianchi su sua madre, che il talento di Boseman risplende in tutta la sua forza: in quello sguardo così vibrante di dolore e di odio e in quelle mani che non stanno mai ferme e che vorrebbero stringere presto o tardi la giustizia che pensa di meritare c’è tutta la bravura di un attore che ha sempre dato tutto quello che poteva dare sullo schermo e che ha continuato a lavorare sopportando la chemioterapia senza mai sottrarsi ai suoi impegni.
Ma Rainey’s Black Bottom rappresenta, più di Black Panther, la sua eredità al mondo: il pensiero di non vederlo recitare mai più e di non vederlo dare più vita a ruoli così complessi e così affascinanti come quello di Leeve ci spezza il cuore, e sembra aver colpito profondamente anche l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che secondo i ben informati starebbe valutando una nomination agli Oscar postuma così come è successo con Massimo Troisi per Il postino e con Heath Ledger per Il cavaliere oscuro. Indipendentemente dalla candidatura, insieme all’ipotesi di una vittoria che, specie dopo un anno all’insegna del Black Lives Matter, assumerebbe un significato ancora più forte, Chadwick Boseman rimane un grande attore a prescindere dai premi che ha vinto e che, a questo punto, potrebbe vincere ancora. Con il suo sorriso e la sua disponibilità massima nei confronti del pubblico e degli addetti ai lavori – la gentilezza a Hollywood è merce rara – l’attore è riuscito a ritagliarsi un posto nel cuore dei fan e dei colleghi con una naturalezza quasi commovente, dimostrando per l’ennesima volta che il rispetto paga, specie quando è supportato da un grande talento.