Stipendi, il divario tra Nord e Sud
L’estate scorsa era sto il sindaco di Milano Giuseppe Sala a riaprire il discorso della differenza di salari dei dipendenti pubblici al Nord e al Sud: «Se un un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso». E così si era parlato di nuovo di gabbie salariali, cioè di quel sistema di calcolo degli stipendi che tiene conto, tra le altre cose, del costo della vita, e che in Italia era stato applicato dal 1954 al 1972, prima di essere abolito. «Nel mondo del privato tra Nord e Sud ci sono ampie differenze di retribuzione, tanto che lo Svimez (l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ndr) parla di un 20%. Se si tocca il pubblico diventa un tabù».
A dargli ragione, qualche mese dopo, è arrivata la ricerca di Applavoro.it, secondo cui, nel settore privato, si continua a registrare una differenza retributiva tra le stesse professioni a livello geografico. E così, per esempio, i commessi a Bologna dichiarano di ricevere uno stipendio medio di 1.232 euro, mentre a Bari la busta paga si aggirerebbe intorno ai 988 euro, con una differenza di un -19,83 %.
Gli agenti di commercio che operano nella zona di Torino dichiarano un compenso medio mensile di 2.477 euro netti contro quello dichiarato dai colleghi a Bari di 1.641 euro, facendo registrare un – 33,74% rispetto ai colleghi del Piemonte. Per quanto riguarda gli impiegati amministrativi, i lavoratori meglio retribuiti risultano essere a Roma, con una paga media dichiarata di 1.640 euro mensili, mentre se la passano decisamente peggio i colleghi di Cagliari, con una paga media di 1.338 euro mensili (-18,37%)
Analizzando i compensi degli addetti al call center, si riscontra una differenza importante tra Nord e Sud. A Torino la paga media dichiarata è di 1.250 euro mensili, a Milano è di 1.000 euro, a Bologna risulta essere di 900 euro. La retribuzione media in queste città risulta quindi di 1.050 euro mensili. Al Sud la situazione è decisamente meno favorevole: a Napoli la retribuzione media risulta essere di 662,50 euro, a Cagliari di 590,68 euro, a Bari è di 589 euro, mentre a Palermo è di 583 euro mensili. Si riscontra così una differenza che arriva al 42% a sfavore dei lavoratori del Mezzogiorno.
Anche per chi svolge incarichi di segretaria, si registra una differenza importante: se a Milano gli utenti dichiarano una retribuzione media di 1.243 euro mensili, a Napoli la retribuzione media è di 858 euro mensili e a Palermo si abbassa a 738 euro mensili.
Analizzando la retribuzione media degli operai generici, si riscontra che nelle città del Nord (Firenze Milano e Torino), la paga media sia superiore del 22% rispetto alle città del Sud (Cagliari, Palermo e Roma) e per chi lavora come cameriere, sempre in base ai dati dichiarati su Applavoro.it, le città con la miglior retribuzione risultano essere Venezia e Firenze, che registrano una paga media di 1.402 euro mensili, contro una paga media di 941 euro mensili registrata a Palermo, Napoli e Torino.
«Come è ben noto», ha commentato Marco Contemi, imprenditore e fondatore di Applavoro.it,«si registra ancora oggi un gap importante tra le retribuzioni riconosciute al Nord rispetto ai colleghi del Centro e del Sud Italia. Sicuramente uno dei fattori che incide pesantemente è la scarsità di offerta lavorativa nelle regioni meridionali. Quindi le aziende hanno decisamente una maggior forza dal punto di vista contrattuale, avendo i lavoratori meno scelta. L’alto tasso di disoccupazione del Mezzogiorno, gioca ugualmente un ruolo importante nella generazione di questa profonda differenza. Tanta forza lavoro disponibile per poche posizioni. Bisogna assolutamente incentivare l’imprenditoria meridionale, motivando gli imprenditori a investire in questa area, agevolando le assunzioni».
Adesso però le cose potrebbero rimescolarsi: già da mesi si parla di South Working, ossia del ritrasferimento dei lavoratori originari del Sud nelle proprie regioni. Potendo lavorare da remoto, in molti hanno infatti deciso di lasciare il Nord per starsene giù, disdicendo gli affitti a Milano (a Torino, a Bologna…) ed evitando così di sborsare cifre importanti. Paradossalmente il Sud potrebbe «sfruttare» questo momento proprio per riattivare il territorio. Si vedrà…