Covid, una giornata ai drive-in aspettando il tampone
La fila c’è e si vede. È questa la prima cosa che balza agli occhi arrivando a uno dei drive-in disponibili a Roma per effettuare un tampone naso-faringeo. Da Nord a Sud della capitale la situazione non cambia, le auto sono moltissime e le ore di fila variano dalle 2 alle 12 ore (per chi resiste e non decide di tornare a casa). Ci sono mamme o papà in auto con il figlio a cui il pediatra ha prescritto il tampone per sintomi simili al Covid o perché c’è un compagno in classe che è risultato positivo. Ci sono figli che accompagnano i genitori a cui è stato richiesto un tampone prima di un ricovero ospedaliero per un intervento. C’è chi resta in fila perché deve partire e prendere un aereo.
«Mio figlio ha iniziato ad avere un raffreddore sempre più forte e poi immediatamente dopo è comparsa una tosse abbastanza continua e una lievissima febbricola nonché un sibilo al respiro», ci racconta Lorenzo papà di un bimbo di 4 anni a cui la pediatra ha richiesto un tampone senza nemmeno averlo visto. Per l’esattezza, la segretaria, dopo aver chiesto i sintomi al padre, ha spiegato che per la visita era obbligatorio fare prima un tampone.
«Abbiamo iniziato il giro di chiamate nei vari ospedali per capire come effettivamente dovevamo muoverci e: al Sant’Eugenio nessuna risposta per ore, al S. Giovanni risposta fatalista al centralino: “venga pure ma sappia che ci vorranno ore”. Altre chiamate in altri centri e zero risposte. Proviamo io e mio figlio ad andare nel pomeriggio al San Giovanni e troviamo una situazione surreale. Fila chilometrica malgrado dalle 15 avessero impedito alle persone nuove di aggiungersi alla fila perché la situazione era fuori controllo».
Quella sera Lorenzo e suo figlio sono tornati a casa, senza nulla di fatto e nessuna cura da iniziare. «Dopo un’altra giorno di lavoro a casa, mia moglie ha ottenuto una prenotazione al presidio San Paolo. Io e mio figlio siamo arrivati, nuova fila esagerata, arrivati dentro ci misurano la febbre e al misurarci una febbricola ad entrambi (nel frattempo mi ero infebbrato anch’ io) ci dicono: “Qui è solo per asintomatici e voi non lo siete. Dovete andare altrove, mi spiace”. Al centralino nessuno ce lo aveva anticipato».
Per riuscire a fare un tampone a suo figlio e iniziare a curarlo, Lorenzo ha impiegato tre giorni. «È stato al pronto soccorso del Bambino Gesù. Tutto per fortuna è funzionato bene: tampone a mio figlio e poi dopo un’oretta di attesa una visita pediatrica che riscontra una bronchite piuttosto importante ed evidentemente trascurata. Quindi, cura con aerosol, cortisonico e antibiotico». L’esito del tampone, arrivato 24 ore dopo, è stato fortunatamente negativo ma, come sottolinea Lorenzo, «per seguire in modo irreprensibile le linee di un protocollo sulla carta sensato ma nella pratica fallimentare mio figlio è stato tre giorni con una bronchite che nessuno gli ha diagnostico, perché a priori sospettato di covid fino ad esito tampone».
In risposta alle lunghissime code in auto, la Regione Lazio dai primi giorni di ottobre, ha deciso di ampliare le postazioni e da martedì 27 per effettuare il tampone servirà la prenotazione online. «Da martedì prossimo in tutti i drive-in di Roma l’accesso sarà consentito solo previa prenotazione online, e sarà possibile prenotarsi dal giorno precedente», ha annunciato l’assessore alla Sanità della Regione, Alessio D’Amato. Infine, dal prossimo fine settimana, saranno operativi circa 1.400 militari dell’Esercito, distribuiti in 200 squadre, in grado di eseguire fino a 30mila tamponi al giorno.