«L’Amica Geniale 2»: Lenù e la voglia di non essere più «un passo indietro» rispetto a Lila
C’è chi il dolore lo esprime urlando, lanciando dalla bocca una granata gonfia di tristezza e risentimento, e c’è chi lo tiene nascosto come se fosse un segreto di cui vergognarsi. Lenù è una di queste: che Lila l’abbia ferita intrecciando una storia d’amore con Nino Sarratore, il ragazzo del quale è innamorata fin da bambina, proprio non riesce ad ammetterlo ad alta voce. In compenso, costretta com’è a fornire consigli all’una e all’altra parte, fa del suo meglio per apparire impassibile, come se la cosa non la sfiorasse. Quello che è chiaro dal quinto e dal sesto episodio della seconda stagione dell’Amica Geniale, Storia del nuovo cognome, è che il paradigma che Lenù applicava da bambina non vale più per l’età adulta: è così quel «quello che fai tu, faccio io» pronunciato mentre lanciava la bambola di Lila nello scantinato di Don Achille si trasforma presto in «vivrò solo per me, senza guardarmi indietro». Da questo momento il legame si riduce come in frantumi. Soprattutto perché, come sottolinea Lenù, la «forza malvagia» di Lila ha qualcosa di sovrannaturale che sembra imprigionare in un incantesimo chiunque la conosca.
https://twitter.com/RaiUno/status/1231911653953851394«Tanto più è l’affetto e la stima che la circonda tanto più sa diventare crudele» rivela la Lenù adulta, quella che racconta la storia con il distacco giusto per isolare gli episodi e analizzarli con una lente d’ingrandimento. «Li guardavo come divinità scadute, un tempo intelligenti e ora stupide» dice un’altra volta spiegando che i suoi modelli di riferimento, l’«amica geniale» che avrebbe sempre voluto essere e l’unico ragazzo che abbia davvero contato qualcosa per lei, non meritano più la sua attenzione, la sua stima venerabile. Allora Lenù si ribella. Dapprima perdendo la verginità con Donato, il padre di Nino che l’aveva toccata senza il suo permesso nella prima stagione in un gioco molto perverso che sembra dire «se non posso avere il figlio, mi accontenterò di chi lo ha messo al mondo», e poi scegliendo di sostenere l’esame di ammissione alla Normale di Pisa per rifarsi una vita lì, lontana dal Rione nel quale è sempre vissuta e, soprattutto, lontana da Lila, la ragazza condannata all’infelicità e che, ora, sembra vivere l’adolescenza che il matrimonio prematuro con Stefano le ha sempre negato. Le cose, però, non vanno sempre come uno si aspetta e, in questo caso, il percorso è agli antipodi: da una parte c’è Lenù, che si muove su un sentiero verticale che va dal basso verso l’alto, e dall’altra c’è Lila, che si trascina su una linea orizzontale che la porta dall’elegante appartamento con Stefano a una casa trasandata in un quartiere ancora più pericoloso e miserabile.
A salvarla da una scelta sbagliata che potrebbe costarle molto più che una sberla è, però, Enzo, il fruttarolo che da bambino l’aveva presa a sassate e che, ora, si mostra come l’uomo più maturo di tutti, quello che l’ama talmente tanto da spingerla di nuovo tra le braccia del marito prima che sia troppo tardi. Il resto, tutto intorno, si fa più opaco. Si dissolve Nino, spaventato dalla forte personalità di Lila e dall’inedia di chi ha tante cose per la testa ma poche risorse nelle tasche, e si dissolve anche la vecchia Lenù che, salendo sul treno diretto a Pisa, saluta un’esistenza nella quale sentiva che sarebbe arrivata sempre seconda, sempre un passo indietro all’«amica geniale». Nessuna distanza geografica potrà, però, spezzare il filo rosso che lega queste due piccole donne che, infatti, saranno sempre l’una al fianco dell’altra. Le ombre dell’adolescenza ne minacciano la solidità, ma è chiaro che sia solo questione di tempo prima che trovino un nuovo punto di contatto. La cosa più eccezionale è che i sentimenti trasmessi da Elena Ferrante nelle sue pagine trovano vividezza grazie alle immagini girate da Alice Rohrwacher e da Saverio Costanzo, confermando come l’Amica Geniale sia una delle serie più interessanti dell’ultimo decennio, fiore all’occhiello di Raiuno e anello di giunzione tra la letteratura e la serialità televisiva. Chiunque sosterrà in futuro che le trasposizioni tradiscono in qualche maniera l’opera originale dovrà pensarci due volte prima di dire lo stesso su Storia del nuovo cognome.