Andy Murray e le umane lacrime degli sportivi
Andy Murray non si è mai vergognato di mostrare il suo volto umano. A gennaio piangeva annunciando quello che pensava sarebbe stato un addio definitivo al tennis dopo gli Australian Open. Ora piange per un inatteso ritorno alla vittoria. Questa volta sono lacrime di gioia.
Lo scozzese si è messo a piangere come avesse vinto un torneo per la prima volta. In realtà è il 46esimo, ma è il primo di una carriera che è la seconda per Murray, quella con una protesi impiantata nell’anca. «Dopo tutto quello che ho passato, è una delle vittorie più belle della mia carriera», ha detto il tennista festeggiando il titolo ad Anversa vinto contro Stan Wawrinka.
https://twitter.com/LaureusSport/status/1186043173556150273Le lacrime nello sport ci sono da sempre. Di rabbia, di gioia, di dolore. E non risparmiano nessuno. Cristiano Ronaldo si è commosso davanti a immagini inedite del padre, ma ha pianto anche per la prima espulsione della sua vita in Champions League rimediata l’anno scorso con la Juventus.
Ha pianto sempre per le ultime vittorie, quando ormai tanti lo davano per finito, Roger Federer. Lo ha fatto due volte fra 2017 e 2018 in Australia e in mezzo a Wimbledon. Lo ha fatto anche Maria Sharapova tornando alla vittoria al termine della squalifica ricordando di essere una sportiva e non solo una testimonial di lustrini.
Era in lacrime a Rio 2016 Majlinda Kelmendi, prima storica medaglia del Kosovo alle Olimpiadi: oro nel judo, categoria 52 kg. Piangeva come un bambino Pino Maddaloni storica medaglia italiana nella stessa specialità a Sidney 2000, simbolo della Napoli del riscatto. Sul podio è difficile non commuoversi. È successo alla Divina Federica Pellegrini la scorsa estate al suo ultimo mondiale e nello stesso momento alla giovane Benedetta Pilato, seconda al mondo nei 50 rana, letteralmente esplosa a fine gara.
Ci sono poi le lacrime disperate della sconfitta che tante volte sono scese sui volti dei giocatori della nazionale italiana di calcio e non solo. Quelle più devastanti sono quelle per gli infortuni. L’urlo di Deborah Compagnoni con il ginocchio distrutto ad Albertville 1992 mentre faceva lo slalom gigante. Ai giochi di Rio l’incidente del ginnasta francese Samir Ait Said. L’atleta, 26 anni, nell’atterraggio dopo l’esecuzione di un volteggio sì è fratturato tibia e perone della gamba sinistra. Un altro ginnasta, il tedesco Andreas Toba, per consentire alla sua squadra di qualificarsi per la finale, ha fatto il suo esercizio con un ginocchio malandato. La squadra si è qualificata, ma lui si è rotto il legamento crociato anteriore.
Nella gallery in alto le lacrime del calcio.