Delitto di piazza Meardi, il testimone oculare ora cambia versione: «Adriatici era in piedi quando ha sparato»
Il teste, che era stato già sentito due volte, in aula ha ricostruito diversamente la dinamica della morte di Younes
/ PAVIA
Per due volte, davanti ai carabinieri e poi davanti al giudice e al pm, aveva detto di avere visto l’imputato sparare mentre era a terra, dopo essere stato colpito con uno schiaffo a mano aperta. Ma ieri Azzedine K., 30 anni e origini marocchine, ha cambiato versione nella terza udienza del processo a carico di Massimo Adriatici, avvocato ed ex assessore leghista alla sicurezza del Comune di Voghera, accusato di avere ucciso il 39enne Younes El Boussettaoui la sera del 20 luglio 2021 in piazza Meardi con un colpo di pistola esploso con una Beretta calibro 22 che l’imputato deteneva per difesa personale.
«Era in piedi quando ha sparato», ha detto il testimone.
Adriatici deve rispondere davanti alla giudice Valentina Nevoso di eccesso colposo di legittima difesa, imputazione formulata dal pm Roberto Valli. Il 30enne sentito ieri (dopo che era stato già citato alla seconda udienza e non si era presentato) è il quarto e ultimo testimone oculare del processo, la cui versione era stata raccolta in incidente probatorio, uno strumento che consente di “congelare” la fonte di prova per evitare che si disperda, in vista del giudizio. Ci si aspettava una conferma della versione data davanti al giudice (peraltro ribadita una prima volta davanti ai carabinieri) e invece il testimone, a sorpresa, ha ricostruito in modo diverso la dinamica dello sparo.
«L’italiano era in piedi»
Il testimone ha spiegato che quella sera era presente al bar Ligure, teatro dello sparo, insieme a una ragazza romena che era con il cane. «Conoscevo Younes – ha raccontato con non poche difficoltà a farsi comprendere, nonostante l’aiuto dell’interprete –. Quella sera è arrivato al bar, nel cortile davanti ha cominciato a litigare con l’italiano, hanno alzato la voce». Il pubblico ministero Valli gli chiede di andare avanti e descrivere quello che ha visto dopo. «Younes a un certo punto ha colpito l’italiano con un pugno a mano aperta, al collo – ha spiegato il testimone –. L’italiano ha preso la pistola, ha sparato e lo ha ammazzato». Il pm gli chiede di essere più preciso: «Adriatici era a terra»? E il 30enne ha risposto: «No, era in piedi». Quando il pm gli fa notare che aveva dato una versione diversa, per ben due volte, il testimone insiste: «Era in piedi». I difensori di Adriatici, Gabriele Pipicelli e Luca Gastini, sono perplessi, ma c’è sorpresa anche da parte degli avvocati di parte civile, Debora Piazza e Marco Romagnoli, che rappresentano i familiari di Youns, la sorella Bahija, il fratello e i genitori, ieri tutti presenti in aula.
«Soffro di epilessia»
Sono proprio le domande degli avvocati di parte civile a far emergere una circostanza, che potrebbe avere condizionato il ricordo del testimone: «Soffro di crisi epilettiche, ho problemi di memoria». Per “aiutarlo” è stato proiettato in aula il video ripreso dalle telecamere dell’agenzia immobiliare di corso XXVII Marzo, che ha registrato la lite, lo schiaffo, la caduta di Adriatici ma non il momento dello sparo. Il testimone, anche di fronte al video, ha ribadito: «Quando ha sparato era in piedi».
Miracca: «Città insicura, Massimo accompagnava a casa anche la sindaca»
«Sapevo che Adriatici aveva una pistola, me l’ha mostrata una volta, prima della giunta: era piccola, in una custodia di colore marroncino. Ha spostato la giacca e me l’ha fatta vedere». Sul banco dei testimoni c’è l’ex assessora comunale di Voghera, Francesca Miracca: ricostruisce, a domanda del pm e degli avvocati di parte civile, le abitudini del suo collega Adriatici, all’epoca in giunta con lei, e il clima che si respirava in città in quel periodo.
«A Voghera in quei mesi c’era un problema di sicurezza, di spaccio e locali mal frequentati – ha raccontato –. Ricordo che Adriatici a volte accompagnava a casa pure la sindaca Garlachelli, che abitava in zona piazza San Bovo, zona poco sicura. Poi ci proponeva di fare le passeggiate perché anche noi colleghi assessori ci rendessimo conto della situazione».
Proprio quella sera, il 20 luglio, entrava in vigore una ordinanza a firma di Adriatici, sul divieto di somministrazione di alcolici. «Non escludo che fosse in giro anche per verificare se l’ordinanza fosse rispettata – ha spiegato Miracca –. Il titolo di “sceriffo”? Lo chiamavano così i suoi avversari politici». Della «scarsa sicurezza» a Voghera in quel periodo ha riferito anche l’ex consigliere comunale Marco Sartori: «Sapevo della pistola. Più che sceriffo era un interventista, aveva fatto ordinanze sulla sicurezza mai fatte prima». Infine la testimonianza di Aurelio Torriani, anche lui nella giunta con Adriatici: ha parlato della giunta informale che si tenne, il 21 luglio, a casa della sindaca. In quella riunione emerse la circostanza che Adriatici potesse avere usato proiettili vietati o modificati. «Erano voci che giravano», ha chiarito Torriani. —