Ciani: «Pallacanestro Trieste, un gruppo sano, ora serve solo una scintilla»
foto da Quotidiani locali
TRIESTE Franco Ciani a tutto campo. Il tecnico ex biancorosso ora coach di Torino è stato l’ospite del contenitore “Tripla de Tabela” sul web. Tra gli argomenti non si può non partire da quella che può essere una difficoltà oggettiva, per una proprietà Usa, l’approcciarsi ad una categoria prettamente caratterizzata da giocatori italiani: «Esiste una marcata differenza fra il basket europeo e americano – spiega Ciani – soprattutto con la realtà del college. Ci sono dinamiche diverse, letture tattiche interpretate in modo non univoco, soprattutto l’esperienza tecnica del giocatore/allenatore necessita una rapida immersione in un mondo dove il risultato è basilare, con tutto il fardello di pressione che ne consegue. Guardate i “rookie”, fanno tanta fatica a metabolizzare questo mood. Se da un lato il coach è un uomo che deve capire tanto in pochissimo tempo, dall’altra parte però c’è un gm di comprovato livello come Mike Arcieri, che conosce la realtà italiana, in grado di reggere il ruolo».
Se l’impatto di coach Christian con il campionato italiano è stato un trauma, c’è un’ossatura italo-triestina che dovrebbe reggere l’urto, perlomeno a livello caratteriale: «Vi posso assicurare, avendo allenato alcuni di loro e avendo voluto allenare altri, che il gruppo indigeno a Trieste ha sanissime basi etiche e di mentalità. Ogni sconfitta lede la serenità, ma non c’è cattiva volontà. Serve ora una scintilla, che riaccenda quel fuoco».
A proposito di triestini, il “pretoriano” Matteo Schina sta facendo grandi cose a Torino, forse dimenticato troppo presto dalla casa madre: «Non vedo una questione territoriale alla base della crescita di Matteo, sarebbe diventato decisivo in qualsiasi contesto. Ha un’etica lavorativa clamorosa, è bastato implementare il suo bagaglio tecnico e dargli serenità in un contesto dove una partita sbagliata non poteva diventare un’ansia».
Ciani fa un personale ranking delle papabili al salto di categoria: «Penso che i pronostici estivi siamo abbastanza rispettati, almeno per quel che riguarda Trapani, dove c’è già nucleo italiano pronto a giocare al piano di sopra e, con differenze, Cantù. Forlì è forte della finale dello scorso anno, della conferma di diversi elementi e di una solida difesa, Udine (che oggi recupera a Latina ndr) potrà diventare temibile. Poi c’è un branco di lupi che si aggira famelico, ci metto la mia Torino e Trieste».
Non si può non tornare all’avventura vissuta a Trieste: «Esperienza che ricordo con grande positività, il ritorno in A, uno staff eccellente con cui lavorare, anche se triestino (ride), una posizione in classifica che, con Fernandez, era la migliore dal dopo Tanjevic. Il calo di fine stagione non penso abbia inciso sulla scelta di interrompere il rapporto quanto la mia “mancata elasticità tattica”. Nel nostro mondo le cose vanno così».