Referendum Giustizia, Serracchiani: «Cinque No sono la scelta migliore»
La capogruppo Pd alla Camera a Trieste per un incontro sul tema: «L’Italia finalmente sta mostrando attenzione a queste questioni»
TRESTE I dubbi sui cinque quesiti sono di diversa natura. Ma Debora Serracchiani non ne ha nemmeno uno sull’indicazione di voto: «Quello referendario è uno strumento di partecipazione diretta. E di democrazia, che qualcuno sta difendendo in questi tempi pure con le armi, abbiamo sempre bisogno. I cittadini vadano a votare. Dal mio punto di vista, la scelta migliore sono cinque No». La capogruppo del Pd alla Camera, ieri all’Eppinger Caffè di Trieste con l’avvocato Riccardo Cattarini sui cinque referendum, spiega i motivi di una scelta sulla linea del segretario dem Enrico Letta.
Onorevole Serracchiani, partiamo dalla legge Severino. Che cosa non la convince del quesito?
Il fatto che la si voglia abolire in toto. Quello che invece andrebbe fatto è intervenire chirurgicamente sulla parte della legge che ha creato problemi. In particolare, quella relativa agli eletti, sospesi dalla carica automaticamente anche in presenza di una condanna non definitiva. Una correzione va fatta e, per questo, sono state depositate alcune proposte di legge.
Ma il Parlamento, a un anno dalla fine della legislatura, è in grado di approvare le modifiche?
Abolire tutta la Severino consentirebbe la conferma delle cariche e l’eventuale ricandidatura di condannati in via definitiva per reati gravissimi. In Parlamento si sta già lavorando alla riforma del testo unico degli enti locali e potrebbe essere la via giusta per correggere quello che non funziona della Severino.
Quando il segretario Letta dice che lo strumento referendario rischia di creare più problemi che soluzioni, a quali quesiti fa riferimento?
A quello sulla Severino e a quello sulle misure cautelari soprattutto. Pure su questo secondo fronte il pericolo è di far peggio. Se è vero che c’è a volte un abuso, il prevalere del Sì impedirebbe di colpire con le misure cautelari la reiterazione di reati tremendi come lo stalking, la violenza, i maltrattamenti in famiglia, lo spaccio di droga, i reati fiscali.
Sugli altre tre quesiti qual è invece la sua posizione?
Ritengo che, sulle funzioni separate tra pm e magistrati giudicanti, sulla valutazione dei giudici e sulle candidature indipendenti per limitare le correnti, la recente riforma del Consiglio superiore della magistratura, al Senato il 14 giugno, interverrà in maniera più chiara e lineare.
Perché non condivide la separazione delle carriere?
Anziché cancellare tutto con un referendum, il Parlamento è intervenuto prevedendo un solo passaggio rispetto ai quattro attuali. Mi pare un compromesso opportuno. Va detto che il quesito interviene su vari altri aspetti e un Sì creerebbe ulteriore confusione su una disciplina già di suo complessa.
Ma perché non eliminare le correnti, eliminando la necessità delle firme nel sistema elettorale del Csm e favorendo le candidature indipendenti?
La riforma del Csm assorbe totalmente un quesito che in ogni caso non risolverebbe la questione delle correnti. Prevalesse il Sì, resterebbe il problema del voto più che delle candidature.
Non si raggiungesse il quorum che segnale sarebbe?
Il problema della partecipazione al voto è noto. E il rischio del mancato quorum c’è, dopo che sono venuti meno argomenti, eutanasia e cannabis, che avrebbero creato maggiore dibattito. Comprendo che, su tematiche molto tecniche, ci possa essere poco interesse e forse per non sminuire lo strumento, dovremmo interrogarci sulla opportunità di utilizzarlo per quesiti estremamente tecnici.
Il Pd non è una caserma, dice ancora Letta. Ma quanto la preoccupa la divisione tra i dem e pure in altri partiti di governo?
Letta ha gestito al meglio questa partita. Ha dato un indirizzo, ma non ha imposto nulla. Non vedo contrapposizioni. Stiamo vivendo questa sessione referendaria senza attriti, organizzando sui territori vari incontri informativi.
L’Italia è un paese giustizialista?
È un paese che finalmente mostra attenzione ai temi della giustizia in modo più saggio e con la consapevolezza che vanno fatte riforme profonde su un mondo a volte molto conservativo.