La nuova variante fa decollare il Porto di Monfalcone, ma restano i timori sui lavori dell’escavo
Via dalla giunta regionale, ora tocca all’Autorità di sistema. Dodici anni di lavori in tre fasi. Il nodo dei lavori sul canale
MONFALCONE Una banchina portuale unica, lunga 2.740 metri «la più lunga d’Europa» (ora ce n’è una di 1. 400), con il conseguente tombamento della “darsenetta”, a servizio del futuro terminal multipurpose e delle autostrade del mare. Un’opera che occuperà il nuovo terrapieno a mare della vasca di colmata esistente, con un piazzale di 630 mila metri quadrati. Poi fondali profondi fino a 14, 50 metri e aree a terra sino a 160 ettari
Ma anche opere ecologiche con oasi per avifauna (ricavate con i fanghi del dragaggio) anche di fronte al porto. Dopo «oltre 43 anni», come ricorda l’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale «Monfalcone avrà lo strumento di programmazione e di sviluppo della sua portualità». È stata chiusa la procedura amministrativa della variante localizzata del Piano regolatore portuale, la giunta regionale ha dato parere favorevole, e il prossimo Comitato di gestione dell’Authority formalizzerà l’approvazione del documento.
Ne hanno dato l’annuncio gli stessi protagonisti ieri in porto, il governatore del Fvg Massimiliano Fedriga e il presidente dell’Autorità di sistema Zeno d’Agostino. Ma non è la sola novità di questo progetto bello e innovativo (spiegato dai tecnici regionali) con investimenti totali di 374 milioni di euro (serviranno 12 anni con tre fasi attuative). C’è infatti anche la notizia che per il 23 maggio è annunciato l’accordo di programma tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti e che a fine mese (lo stesso Fedriga) nominerà il Commissario per l’escavo del porto.
Una svolta dovuta senza dubbio alla ritrovata “unione di intenti e di sforzi” di tutti i soggetti, lo ha ribadito lo stesso Fedriga sottolineando che «In prima fila c’è anche il Comune di Monfalcone (ieri presente con il sindaco Anna Cisint), e poi tutte le istituzioni e i soggetti pubblici e privati di quella che è la piattaforma logistica del Fvg». Una «comunione di intenti» raggiunta anche grazie all’abile regia del presidente D’Agostino che ora governa sui porti di Trieste e Monfalcone.
E sembra che si sia una svolta anche per l’escavo del canale di accesso del porto di Monfalcone fermo da decenni e bloccato anche dalle recenti inchieste giudiziarie con tanto di processi per reati ambientali non ancora conclusi. Solo una realtà come l’Autorità del sistema del mare che dialoga con tutti, in particolare Demanio e ministeri, può essere in grado, assieme alla Regione (che finanzia l’opera) di uscire da questo impasse. Sarà la volta buona e davvero i lavori, come annunciato anche in questi mesi, potrebbero iniziare a settembre? Lo stesso presidente D’Agostino ha ricordato che lo sblocco avviene grazie alla Variante localizzata e che lo scorso aprile il Provveditorato alle opere pubbliche «ha dato parere favorevole al dragaggio» superando gli ostacoli sollevati sull’altezza dei fanghi in cassa di colmata. C’è anche l’ok del ministero e a breve la Capitaneria consegnerà i lavori. Una conferma giunta anche dal presidente Fedriga che ha spiegato che i lavori saranno affidati. Il bando di gara per l’escavo (fatto dalla Regione) ancora a suo tempo, era stato vinto dalla ditta Polese di Sacile. Sarà questa ditta a eseguire le opere di dragaggio per conto della Regione e che saranno affidate dal nuovo Commissario dell’escavo nominato dal governatore?
Dettagli tecnici che non spettava allo stesso Fedriga chiarire, toccherà agli uffici della Regione e al nuovo commissario. Ma ieri quello che non è stato chiarito è se davvero sono stati risolti tutti i nodi ambientali che hanno bloccato finora l’escavo. E se soprattutto i lavori saranno ancora affidati alla Polese, finita a processo (citazione diretta a giudizio) per «attività illecita di rifiuti costituiti da fanghi di dragaggio, in assenza di autorizzazione».
La vicenda riguardava l’ intervento di manutenzione dei fondali del canale di accesso, lavori «propedeutici all’escavo». Sarà la vera svolta per i dragaggio del porto?